Josè Mourinho è finito sotto inchiesta. Domenica pomeriggio, a Bergamo, era presente un ispettore della Lega calcio che ha visto tutto e riferirà. Il presidente Figc Giancarlo Abete non ci sta passando sopra, il procuratore federale Stefano Palazzi ha aperto un fascicolo, verranno ascoltati il tecnico interista e il collega aggredito, Andrea Ramazzotti del Corsport più altri testimoni. Scontato il deferimento alla Disciplinare e una possibile squalifica per il portoghese. L'aggressione al collega Andrea Ramazzotti segna uno dei momenti più bassi e allarmanti del rapporto tra calcio e stampa sportiva. LUssi, il sindacato che la rappresenta, ha chiesto un intervento energico a Figc e a Massimo Moratti, convinto che lepisodio di domenica pomeriggio non sia casuale o dettato da tensioni di un dopo gara acceso: «Mourinho - si legge in una nota dellUssi -, si era già segnalato alla vigilia della gara con il Rubin Kazan per i toni ineducati e poco rispettosi con cui si era rivolto verso alcuni colleghi». Le richieste a Figc e Moratti non sono rimaste inevase e alla giustizia sportiva è stato ricordato come: «...Sulla base di una giurisprudenza consolidata che ritiene le società responsabili di eventuali aggressioni a giornalisti da parte di loro tesserati, esamini il comportamento di Mourinho per eventuali sanzioni».
Non è finita qui. Lasso-allenatori attraverso il presidente Renzo Ulivieri ha dettato: «Mai come in questo momento cè bisogno di rimettere in moto il pensiero e dunque il confronto e comunque il rispetto». Aggiungendo poi: «Letà dellinnocenza nel calcio è finita da tempo ma questo non deve diventare un alibi per perdere il controllo e trascendere. Dobbiamo pretendere, nel rapporto con chi racconta del nostro impegno, correttezza nellesercizio del legittimo diritto di cronaca, ma non esistono immunità che evitino opinioni sul nostro conto». Bufera dura.
LInter si è sentita spiazzata, ha appoggiato il silenzio imposto da Josè dopo Inter-Rubin Kazan, ma ora è costretta ad uscire allo scoperto per non sentirsi prigioniera del suo allenatore. Lamministratore delegato e direttore generale Ernesto Paolillo, nel tardo pomeriggio di ieri era ancora in attesa di una precisa linea societaria: «Non ho ancora sentito il presidente, non so nulla delle richieste Ussi o della possibile inchiesta, lo apprendo in questo momento. Stiamo aspettando comunicazioni». Massimo Moratti uscendo dagli uffici Saras si è detto dispiaciuto per lepisodio scegliendo un profilo basso: «Per il momento preferisco non commentare perché non ho tutti gli elementi per poter giudicare - ha dichiarato -. Parlerò con la stampa sportiva italiana, sentirò il responsabile e chiederò cosa intende per provvedimento energico». In mattinata aveva già chiamato la direzione del Corsport e Ramazzotti per le scuse.
«Il nostro allenatore vuole sempre tenere il livello di attenzione e di concentrazione al massimo - ha commentato Ivan Ramiro Cordoba, uno di quelli che nello spogliatoio contano -, e per questo a volte sembra un po arrabbiato». Ma qualcuno presente ha segnalato imbarazzo anche da parte dello spogliatoio. Il profilo basso di Massimo Moratti non è casuale, fa parte del suo stile, nessuna piazzata, mai. Ascolterà con pazienza Mourinho e prenderà le sue decisioni. Ma Moratti non ha preso le distanze dal suo allenatore, ha preso le distanze dal suo gesto, è diverso.
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