Si tassano per il circolo, Tursi si prende i soldi

È tutto pronto a Quinto, per festeggiare, sabato prossimo, alle 17, l’inaugurazione del Circolo Ricreativo e Sportivo Colle degli Ometti. Un ritorno, anzi, una rinascita, per l’edificio che ignoti teppisti, sei anni fa, diedero alle fiamme. Alla fine c’era solo un mucchio di detriti, costosi anche da rimuovere e tutti i sogni erano finiti in cenere. I sogni dei soci che dall’inizio degli anni Novanta avevano creato nel baraccone-ufficio abbandonato dalla Coop Sette che aveva costruito il quartiere.
Dal luglio del 2005 ad oggi molte cose sono cambiate: un gruppetto di una decina di persone, i più volenterosi, si sono autotassati e finanziati e hanno ricominciato da zero. Li hanno aiutati in tanti, a cominciare dalla Fondazione Carige che ha riconosciuto l’importanza del progetto donando 50 mila euro.
E dalla Regione sono stati stanziati 20 mila euro. Latitante il Comune, che al contrario, ha richiesto ai soci il pagamento degli oneri di urbanizzazione, una cifra che è già stata versata e che non è inferiore ai 25mila euro.
E alla gente del quartiere è parso perlomeno curioso che dalle casse di Tursi, prodighe con i centri sociali ai quali vengono ristrutturati a spese dei cittadini zone prestigiose in pieno centro, non solo non sia uscito un centesimo, ma anzi siano state fatte pagare le pratiche per realizzare una struttura di interesse sociale e aggregativo.
Il caso diventerà oggetto di un’interpellanza che l’avvocato Matteo Campora, il capogruppo del Pdl in consiglio comunale presenterà nei prossimi giorni.
Intanto i soci, soddisfatti nonostante la «batosta» degli oneri di urbanizzazione, si godono i risultati del loro impegno.
Lo racconta il presidente del consiglio direttivo dei soci Gianfranco La Fauci: «Prima lo scoramento, il dispiacere, la rabbia, poi un gruppo di volenterosi rimboccatesi le maniche, hanno cominciato a ricostruire e fra non molto potremo riavere uno spazio di incontro, svago, cultura e sport, con un impianto d’avanguardia dotato di tutti i servizi necessari, aperto a tutti e scevro da ogni collocazione politica di parte».


Manca ancora l’arredamento, ma presto, con un ulteriore sforzo, arriverà anche quello. «Qui volevano mettere gli zingari prima e poi il compattatore - sono i commenti - adesso invece c’è un circolo per la gente che abita qui e per i ragazzi. Le sembra poco?».

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