Siamo delle seduttrici: per diritto e per dovere

di Marina Ripa di Meana

Ora lo scandalo è qualche abito corto, qualche trasparenza. Una donna si veste così? Allora è volgare. E come definire allora il nude look degli anni Sessanta? Gonnelline, abitini, veli, mi vestivo così, quando ero giovane: e nessuno mi ha mai definita volgare. Magari bizzarra, ma non certo di cattivo gusto. Eppure sembra che oggi ammiccare, giocare a sedurre sia diventato un delitto. L’accusa è subito pronta: velina. Che poi, che cosa impedisce che la velina non sia soltanto una ragazza giovane che vuol guadagnarsi un po’ di soldi per poi costruirsi la sua vita, e magari intanto studiare?
Ma l’accusa di oggi è: ti vesti così per sedurre. E certo il modo di vestire è un messaggio preciso, anche di seduzione. Ma non è detto che, automaticamente, sia qualcosa di volgare, anzi: c’è una seduzione sottile, che è il piacere, il gusto di entrare in sintonia con gli altri. E passa, anche, per gli abiti: non certo per farsi sbattere su un divano dal primo che arriva, ma per esprimere, anche agli altri, la nostra generosità e vitalità. Ovvio che una minigonna, un pizzo, non bastino. C’è il modo di muoversi e di parlare, c’è il potere dello sguardo, c’è quel gesto unico che è accavallare le gambe. Insomma la seduzione è tutto, e non è certo volgare: è dolcezza, è dire com’è per noi donne la vita. Cioè non sciatta, non trascurata. Femminilità è anche diritto di sedurre. E ci sono alcune di noi che hanno questa dote così naturale, così travolgente, che non potrebbero mai rinunciarvi, per nulla al mondo.
C’è quella seduzione che si trasmette fra uomo e donna, ma anche fra donna e donna, nell’amicizia. È un gioco delicato, mai immediato: e più è cercata a tutti costi, più è goffa. Il suo segreto è la misura, è interpretare il gioco senza scadere nel ridicolo: è nel dosaggio della seduzione che si nasconde la vera provocazione. E che cosa c’è di male, in tutto questo? È un diritto della donna di voler piacere, e non c’è da stupirsi. Anzi. Se una donna dicesse: «Voglio essere sciatta», allora bisognerebbe sorprendersi. Forse a quel punto, davvero, meriterebbe una critica: perché non ha cura di sé.
Voler essere piacevoli è naturale, è un diritto e pure un dovere per noi donne: quello di mostrarci al meglio e di offrire un’immagine positiva di noi stesse. È generosità e attenzione, per sé e per gli altri. Se c’è una colpa, è da cercare nel cattivo gusto, nella sciatteria. Ma se una donna vuole essere seduttiva e ha talento nel riuscirci, allora dovrebbe farlo in ogni momento. Perché sedurre è meraviglioso. E non c’è colpa in questo, come nell’essere una bella donna, il nuovo «crimine» scoperto da Gad Lerner nella sua ultima trasmissione. Le belle donne non sono certo il male del paese, sono il suo bene. Anche se magari fra loro si nasconde qualche strega. Eppure oggi c’è anche chi ha paura delle belle donne: una novità, visto che si è sempre avuto timore delle racchie.
O forse il problema è che la seduzione ti separa, ti distingue dalla banalità degli altri. La seduzione è un potere, certo, ma è soprattutto un gioco: quanto più è ludica, tanto più è riuscita. Allora chi vede del male anche nel gioco, nello scherzo, condanna anche la seduzione. Gli spacchi, i tacchi altissimi, le calze con la riga in stile rétro: l’abbigliamento che ammicca. C’è chi mi vede indossare i guanti lunghi o il cappello con la veletta e mi chiede: ma dove vai? Magari dal farmacista... Perché, anche se nessuno ti guarda, seduci lo stesso.

È come una ginnastica quotidiana, alzarsi la mattina e sedurre, per primo, lo specchio. È la femminilità che cura il dettaglio, è attenta a se stessa e agli altri. Lasciarsi andare, in fondo, è molto più semplice. Ma quello sì che è un male.

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