«Siamo a un passo dalla vittoria»

Massimo Malpica

«È bello vedere il popolo del centrodestra che si riunisce qui a piazza del Popolo, nel cuore di Roma. Hanno provato a farci sparire, ma questa piazza è la risposta alle sinistre». Alemanno sul lunghissimo e affollatissimo palco, circondato da Berlusconi, Casini e Fini, perde subito la voce ma ritrova l’ottimismo, grazie al calore del «popolo romano» simbolo della sua campagna. La gente accalcata dietro alle transenne sventola bandiere di tutti i colori e con tutti i simboli, dai garofani alle fiamme, e canta la propria voglia di cambiamento. «Sindaco/sindaco/sindaco di Roma/Alemanno sindaco di Roma», scandiscono i ragazzi nelle prime file, indossando magliette eloquenti «-Veltroni, +fatti». E così, se nel suo discorso il candidato alla poltrona di primo cittadino si era guardato dal far previsioni, limitandosi a un accenno ai sondaggi «ormai al testa a testa» dopo il «70 a 30 per loro di pochi mesi fa», prima di chiudere il suo intervento l’antiVeltroni designato dalla Cdl lascia da parte scaramanzia e prudenza. E urla nel microfono che «siamo a un passo dalla vittoria»: «Diamo per la prima volta un sindaco di destra a questa città».
L’ex ministro delle Politiche agricole ringrazia i suoi ex «avversari interni» Mauro Cutrufo (Dc), Mario Baccini (Udc), Alfredo Antoniozzi (Fi) e Alessandra Mussolini (As) per il «passo indietro». Poi scalda la piazza, e ricorda che mentre lui e i leader della Cdl sono lì, con la gente e «dalla parte della gente», in «cinque luoghi di questa città i vip e i cantanti che hanno fatto concerti a pagamento con i soldi vostri ora si stanno esibendo gratis per il sindaco». Segno tra l’altro di un patrimonio genetico-politico diverso, insiste. «Possiamo vincere, e senza scendere a compromessi», scandisce Alemanno, «perché in questa città i poteri forti hanno già scelto di stare dalla parte di Veltroni». E il sindaco uscente è l’ideale continuatore di una linea battezzata con Argan trenta anni fa, «che non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi», ruggisce l’esponente di An, «ma in compenso ha addormentato Roma». Veltroni si è ben guardato dal suonare la sveglia, prosegue il candidato del centrodestra: «Non essendo stato capace di correggere gli errori, si è staccato dalla realtà, costruendo un salotto cinematografico, frequentando salotti vip e coprendo Roma di Notti Bianche. E così facendo ha commesso un grave crimine, quello di nascondere i problemi della città». Quelli che Alemanno spera di poter affrontare da primo cittadino: ribadisce i punti del suo programma, insiste sui capisaldi della «nostra ricetta»: identità, modernizzazione e diritti dei cittadini, solidarizza con Storace attaccando il tentativo di «criminalizzare l’esperienza di governo regionale», e punta il dito contro i «voltagabbana di ogni colore, falliti e trombati che vanno a rimpinguare la lista dei Moderati per Veltroni». A tirare la volata al candidato sindaco il «suo» leader Gianfranco Fini, che si affida alle premonizioni: «Di fronte a una piazza così gremita, piena di entusiasmo e di partecipazione civile, sento che siamo alla vigilia di un grande, memorabile evento: piazza del Popolo non mente». Casini, sornione, rassicura «il coraggioso» Alemanno: «Ci sono già elettori del centrosinistra che si sono pentiti della loro scelta». E strappa applausi ringraziando «voi, collante della Cdl, 15 anni dopo». Ma il mattatore, ovviamente, è Silvio Berlusconi. Accolto da un’ovazione, invita a votare Alemanno, «un uomo di fatti, un protagonista assoluto della politica del fare».

E prima di concedersi un bagno di folla nella piazza che lo acclama, ricorda il «valore aggiunto» delle amministrative: «Mandiamo l’avviso di sfratto a Prodi», grida il Cavaliere, battendo una pacca sulla spalla del candidato di An, pronto a fare da ufficiale giudiziario.

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