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Siamo la regione record: spariti 10 miliardi al mese

Record di evasori fiscali in Lombardia. Con 40 miliardi di evaso, la regione detiene il triste record e, in un’ipotetica classifica a livello nazionale, sale sul podio assieme al Veneto per l’alto numero di furbetti che glissano sulla dichiarazione dei redditi e beffano il fisco. Fino a sei mesi fa, gli evasori lombardi sono risultati il 10,1 per cento, contro il 9,2 per cento del Veneto, l’8 per cento della Campania e il 7,3 per cento della Valle d’Aosta. La regione più diligente è stata invece l’Umbria, con appena il 4,5 per cento degli evasori. Nei primi quattro mesi del 2010 l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 6,7 per cento ed ha raggiunto l’ammontare di 371 miliardi di euro all’anno. In sostanza, significa che in termini di imposte sottratte alle casse dello Stato si arriva a qualcosa come 156 miliardi all’anno. I dati sono stati raccolti da Krls, network di business etico per conto di Contribuenti.it, l’associazione dei contribuenti Italiani che monitora il fenomeno dell’evasione fiscale.
Nell’indagine su chi evade e chi dichiara fino all’ultimo centesimo, viene a cadere un altro luogo comune e cioè le categorie professionali di evasori. Per anni si è puntato il dito contro i commercianti tacciandoli come «causa di tutti i mali», invece con ben il 32 per cento, a guidare la classifica sono gli industriali, seguiti al secondo posto dai bancari e gli assicurativi, e solo al terzo posto troviamo i commercianti con il 12 per cento. Chiudono la classifica gli artigiani con l’11 per cento, i professionisti con il 9 per cento e i lavoratori dipendenti con l’8 per cento.
Per dirla tutta, non facciamo una bella figura nemmeno se ci paragoniamo agli altri paesi europei: l’Italia è al primo posto con il 50,5 per cento di evasione totale, seguita dalla Romania con il 41,6 per cento, la Bulgaria con il 38,3 per cento, l’Estonia con il 37,4 per cento e la Slovacchia con il 32 per cento. I paesi più onesti sono la Gran Bretagna (11,9 per cento), il Belgio (10,3 per cento) e la Svezia (7,6 per cento).


Tra le voci che sono state prese in considerazione nell’indagine, ce ne sono cinque in particolare: l’economia sommersa (che in Italia conta 2,4 milioni di lavoratori in nero), l’economia criminale (che, soprattutto al Sud, controlla almeno 180 miliardi di euro), l’area delle società di capitali (che, escluse le grandi imprese, dichiarano redditi negativi in un caso su due), le grandi compagnie. E infine i lavoratori autonomi e le piccole imprese.

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