da Livorno
È morto uno di loro. Poteva essere chiunque altro. Al dolore si aggiungono la paura e la rabbia. Come se non bastasse la tragedia di Filippo Raciti, ecco le scritte che inneggiano agli assassini e invocano una strage di poliziotti. E loro, sempre in mezzo alla follia ultrà, proprio non ce la fanno più.
La nota diffusa dalla segreteria livornese del Siulp (Sindacato unitario lavoratori di polizia) mette laccento sul «fortissimo disagio dei poliziotti nella città, accresciuto dalle scritte vergate sul muro esterno delledificio che ospita il quotidiano Il Tirreno». Un disagio disperato: «Quei bravi ragazzi, come qualche politico locale li ha definiti - prosegue la nota - non sono mai scomparsi. Siamo stanchi di proditorie aggressioni, di slogan infamanti. Non ci bastano più le dichiarazioni di circostanza: chiediamo alla cittadinanza e alle istituzioni segnali concreti».
Dura anche lUsp (Unione sindacale di polizia), per bocca del segretario generale Giacomo Migliozzi: «È ora che a pagare siano quelli che permettono manifestazioni sportive in impianti completamente inadeguati». Sprezzante poi sugli autori delle scritte: «Scellerati che non hanno altro modo per emergere dal loro grigiore».
Solidarietà ai colleghi di Catania anche dai poliziotti del VII Reparto Mobile di Bologna che - come riportato in una nota congiunta dei sindacati Siulp, Sap, Coisp, Siap e Uils - si sono autoconsegnati a fine servizio, rimanendo in caserma come protesta contro «linaccettabile livello di violenza raggiunto da alcune tifoserie». Inaccettabile è anche il paradosso di queste ore, ovvero che «in una regione come la Sicilia, con ben altre priorità in termini di sicurezza, un poliziotto muoia durante una partita di calcio».
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