da Milano
Rischia di diventare un luogo comune superato quello che indica il Meridione come unarea di cronica depressione economica, dove la forte disoccupazione si coniuga con lincapacità di dare slancio alle iniziative imprenditoriali. Nel 2003, secondo i dati resi noti ieri dallIstat, non sono state le ricche regioni del Nord-Est a recitare il ruolo di locomotive dItalia, bensì la Sicilia, dove il Pil è cresciuto del 2,2%, a un ritmo decisamente superiore dunque alla media nazionale (più 0,3%).
Il risultato ottenuto è stato reso possibile grazie soprattutto allagricoltura (più 23,1%), ma anche - come ricorda listituto di statistica - dalla «fase espansiva che ha caratterizzato in modo differenziato tutti i settori di attività economica». Per il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, lespansione del Pil siciliano «non solo premia il grande sforzo sinergico dell'esecutivo nazionale e del governo regionale, ma rappresenta anche il simbolo di una nuova fase di crescita sociale che da qualche anno sta caratterizzando la nostra isola. «È un risultato che non ci sorprende - è stato il commento del vicepresidente della Regione Siciliana, Francesco Cascio -, eravamo certi di avere lavorato bene ed i risultati ci danno ragione».
Ma il Sud resta in buona luce anche se si allarga lo sguardo ai risultati di tutte le grandi ripartizioni territoriali. Nel Meridione il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,7%. Segue a stretto giro l'Italia centrale con un più 0,6%. Poco meglio della media fa l'Italia nord-orientale (più 0,4%). A tirar giù il risultato complessivo, e guadagnarsi dunque la maglia nera, è l'Italia Nord-occidentale, con una flessione dello 0,4%. Quello del Mezzogiorno è un trend positivo avviato già dal '97. La buona performance, precisa l'Istat, è legata soprattutto alle costruzioni (più 1,7%). In ascesa anche i comparti dei servizi (più 0,8%) e dell'agricoltura (più 1,1%).
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