Milano - Un grande ombrello aperto a difendere le guglie del Duomo. E uno slogan: «Proteggiamo Milano». È bastato annunciare una manifestazione contro la criminalità perché il governo Prodi si decidesse a spedire i 60 (mica 6mila) agenti necessari per aprire due commissariati in zone «calde» della città. Ultimati da due anni a spese del Comune che nel frattempo, colmo della beffa, ha dovuto anche pagare le guardie giurate per la sorveglianza. Organici già assegnati dal ministro Giuseppe Pisanu (gestione centrodestra) e inspiegabilmente rimasti congelati dopo l’arrivo di Giuliano Amato al Viminale. Poco più di un gesto di buona volontà per il sindaco Letizia Moratti che questa sera aprirà la fiaccolata perché gli uomini delle forze dell’ordine che servono, secondo un calcolo della prefettura ambrosiana, sono almeno 500. «Dopo aver chiesto più volte aiuto al governo, mi sento impotente - ha spiegato ieri a Che tempo che fa, il salotto Rai 3 di Fabio Fazio -. Ho cercato collaborazione per mesi, ma senza nessun risultato».
«A Milano - le fa eco il vicesindaco Riccardo De Corato - ci sono 70mila extracomunitari clandestini e oltre 6mila nomadi. Vogliono politiche d’integrazione? Come si fa senza sicurezza?». Un’emergenza che solo per installare 700 telecamere è costata alle casse dei milanesi 30 milioni di euro. Per non parlare dei 25 milioni per i nuovi 8mila punti luce, i 21 milioni già stanziati per ulteriore illuminazione e i 4 milioni per incrementare il portierato sociale e gli anziani. La polizia locale? Già assunti, negli ultimi anni, mille nuovi agenti. A pretendere che anche il governo faccia la sua parte, insieme alla Moratti senza fascia («partecipo da semplice cittadina»), ci saranno il leader della Cdl Silvio Berlusconi, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, i sindaci di trenta Comuni, tra cui Trieste, Varese e Como. Artigiani, commercianti, farmacisti col camice, benzinai con la tuta, i baschi dei City angels (volontari della sicurezza), ma anche gli artisti Teo Teocoli e Renato Pozzetto, professionisti e intellettuali come l’oncologo Gianni Ravasi e lo psicanalista Claudio Risé, il docente universitario Lanfranco Senn. La poetessa Alda Merini. E il centrosinistra? A casa, dopo aver organizzato nel pomeriggio una contro manifestazione. Una catena umana dalla sede del Comune alla prefettura. Perché, anche su un’emergenza come la sicurezza, la politica sembra venir prima del diritto dei cittadini a poter passeggiare senza patemi d’animo e dei commercianti di poter lavorare nei negozi senza il timore d’essere rapinati. «Un argomento delicato come quello della sicurezza - ha sentenziato il segretario dei Ds Piero Fassino ieri in visita a Milano - dovrebbe essere un tema intorno a cui fare uno sforzo di unità della società e delle forze politiche. La manifestazione della Moratti più che unire, divide». Sarà, ma qualcuno dovrebbe ricordargli che la prima a invitare alla protesta è stata la Moratti e che solo dopo (e per ripicca) il centrosinistra si è preso la briga di mettere in pista comitati di quartiere e Cgil.
Insieme alle risorse ci vogliono nuove leggi, ha ricordato ieri sera la Moratti, intervistata da Simona Arrigoni per il circuito tivù 7 Gold. «A partire dalla droga - sottolinea -.
Occorrono pene più severe per chi consuma e chi spaccia qualsiasi tipo di sostanza stupefacente, ma anche percorsi di recupero per chi ne è vittima. Servono inasprimenti di pena per chi abusa sui minori, per chi compie violenze sessuali e per chi truffa gli anziani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.