La sicurezza come un programma da bambini

Caro Direttore, ieri pomeriggio sono stata presente al consiglio comunale perché lo ritenevo di rilevante importanza, visto l'argomento: la sicurezza. Sono rimasta sufficientemente sconcertata dall'illustrazione dell'assessore alla Sicurezza: un misto tra il decalogo delle non-competenze e «Artattack», in quanto il lungo elenco delle cose «fatte» mi è sembrato molto dissonante con la realtà cittadina, quindi frutto di grande creatività.
Posso dire che quanto affermato nel corso del dibattito dal consigliere Basso mi è parso comune pensiero con il mio e certamente con quello di molti altri genovesi: che l'assessore Scidone vive nel paese delle meraviglie. Quindi, non a Genova. Purtroppo lo sa tutta la città che ben poco è stato fatto sul piano della sicurezza: non lo dico io, giovane e genovese qualsiasi che se rientra tardi alla sera ha non poche paure anche in virtù di ben due aggressioni subìte (entrambe in pieno giorno!) delle quali una con coltello puntato allo stomaco, ma la maggioranza dei genovesi che vivono sulla propria pelle quel frustrante senso del pericolo non solo di sera ma ormai a qualsiasi ora.
E lo si legge ogni giorno sulla stampa qual è il drammatico quadro della sicurezza a Genova. Certo, ognuno ha le proprie mancanze: dal Governo che «taglia» pesantemente sulle forze dell'ordine, così come la scarsa incisività di questore e prefetto, ma anche il negare la realtà evidente trasformando il nulla (o il poco) in cose fatte rientra in quelle mancanze che anche l'assessore alla Sicurezza deve avere il coraggio di ammettere.


Voglio comunque sottolineare il fatto di comprendere le mille difficoltà con cui l'assessore Scidone si vede costretto a lottare ogni giorno, per questo una sua relazione più aderente alla realtà penso gli avrebbe potuto rendere più onore e merito degli sforzi che cerca di compiere nel suo difficile ruolo.

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