Egregio Dottor Granzotto, ho letto lintervista al presidente della Fnsi, tale Siddi, nel numero del 18 settembre, le cui risposte (o non risposte) sono un corollario di ipocrisie, fra cui quella di non avere egli schieramento politico. Una perla è la risposta alla domanda: perché la Federazione nazionale della stampa difende «Repubblica» dalle querele del premier e non il «Giornale» da quelle del presidente della Camera? Risposta: Semplice, attaccando Berlusconi «Repubblica» ha dimostrato di essere stampa libera. Criticando Fini invece, il «Giornale» ha dimostrato di essere stampa militare. Ci vuole abbastanza stomaco per affermare che «Repubblica» è stampa libera, ma leggendo tutte le risposte dellintervista si nota che il tale Siddi è abbastanza disinvolto nelle sue contraddizioni. Lultima perla è: «Berlusconi doveva rispondere alle domande, come Clinton, non rispondere per interposta persona attraverso il direttore del suo giornale». Se questo Siddi rappresenta quella che è la stampa italiana... Povera Italia!
Ma lo sa, caro Cantafio, che prima di leggere lintervista della nostra Paola Setti io manco sapevo chi fosse, sto Siddi? Allora ho frugagghiato qua e là e cosa vengo a scoprire? Che viene - ed ecco spiegate tante cose, anzi, ecco spiegato tutto - dal gruppo «Repubblica-Espresso». Viene come sindacalista, perché giornalista lo è solo virtualmente. Chi dedica il suo tempo e il suo cervello al sindacalismo - e Siddi ne ha percorso tutta la trafila - non gliene resta per fare il giornalista. Professione che comunque non ama perché, in caso contrario, invece di andare per comizi e congressi, per «tavoli» e assemblee, se ne stava alla macchina per scrivere, sì, vabbé, al computer. Pertanto escluderei, caro Cantafio, che il Siddi rappresenti la compagine dei giornalisti italiani. Forse, anzi, sicuramente i repubblicones, ma un giornalista che non sia a busta paga di De Benedetti come fa a sentirsi rappresentato da un sindacalista? Da un Epifanino? Da un Epifanuncolo? Uno che va dicendo che il Berlusca sta «ridimensionando gli spazi di racconto dellItalia reale»? Ma dico, quale giornalista di nome e di fatto avrebbe mai definito la cronaca «spazi di racconto»? Roba che neanche Lina Sotis o la casalinga di Voghera sazzarderebbero a fare. Per non parlare del suo continuo ciurlamento nel manico. A conclusione del Congresso che ebbe la ventura di eleggerlo, il Siddi se ne uscì con questa strabiliante dichiarazione: «Il congresso è più forte, ancora più unitario, federale e plurale, pur senza vivere la condizione dell'unità, ma la sua ricerca continua. Non cè intesa come unanimismo, ma cè come consapevolezza dei problemi che affrontiamo». Lunità disunita, questa sì che è bella. Ma a chi voleva darla a bere? Oddio, ora magari passo dei guai con la Fnsi, che già me ne pende sul capo uno, del quale non mancherò di dare ampia e circostanziata informazione ai lettori. Però, se come strombetta il Siddi, ciò che conta per noi giornalisti è non farsi «mettere al guinzaglio», non vedo perché dovrei accettare, di guinzagli, quello del sindacato unico (e già quell«unico» mette i brividi) dei giornalisti medesimi. E far la riverenza a Franco Siddi da Samassi (Cagliari).
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