La signora dei diritti umani negati dagli ayatollah

Shirin Ebadi, 63 anni, attivista per i diritti umani, è la prima iraniana e la prima donna musulmana a ricevere il Nobel. Dopo la Rivoluzione islamica del 1979 fu costretta, come tutte le donne magistrato, ad abbandonare la professione

Shirin Ebadi, 63 anni, è un’attivista per i diritti umani nata e cresciuta in Iran. Nel dicembre 2003 le è stato conferito il premio Nobel per la Pace per le sue lotte in Iran. È stata la prima iraniana e la prima donna musulmana a ricevere il Nobel. Ebadi, di professione è avvocato, è nata ad Hamadan nella parte Nord-occidentale, nel Nord-ovest dell’Iran. Suo padre, Mohammad Ali Ebadi, insegnava diritto commerciale. Nel 1948 la famiglia si è trasferita a Teheran. Il futuro premio Nobel ha studiato giurisprudenza all’università della capitale e subito dopo la laurea ha dato gli esami per diventare magistrato. Ebadi ha cominciato la sua carriera nel 1969 proseguendo nel frattempo gli studi fino a ottenere, nel 1971, un dottorato in diritto privato. Dal 1975 al 1979 è stata presidente di una sezione del tribunale di Teheran.

Dopo la Rivoluzione islamica del 1979 fu costretta, come tutte le donne magistrato, ad abbandonare la professione e soltanto dopo molti sforzi le è stata riconosciuta la possibilità di collaborazione al tribunale con il ruolo di «esperta di legge».

Come avvocato si è sempre occupata di questioni legate ai diritti umani andando spesso contro il regime iraniano. Per questo, ha ricevuto minacce e i suoi familiari hanno intimidazioni. Da giugno si trova in una sorta di«autoesilio», per sfuggire a un mandato d’arresto di Teheran per presunta evasione fiscale.

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