C'era una volta un settimanale che passava per essere la Bibbia dell'economia mondiale e che nel quinquennio del governo Berlusconi, per le sue critiche al premier italiano, veniva tacciato di essere comunista. Non lo era allora, e non lo è di certo oggi, ma una certa sinistra radical-chic e pseudo intellettuale e via via ai tanti supponenti economisti e a molti parlamentari della sinistra italiana appariva come la manna dal cielo a conferma delle loro tesi, ovvero che il governo di centro destra stava trascinando il Paese alla rovina. Nulla di più falso. Gli attacchi dell'Economist a Berlusconi, il suo conflitto d'interessi, alcune sue gaffes in politica estera (per la verità più di immagine che di sostanza) facevano emergere l'annosa diffidenza che gli europei, ed in particolare gli inglesi, hanno dell'Italia.
Vi ricordate quando il giorno delle elezioni politiche uscì con la foto di Silvio Berlusconi con un titolo, in italiano, che gridava «Basta»!! Questo settimanale si stampava e stampa a Londra ed oggi attacca il premier Romano Prodi e la politica del suo governo, a detta del settimanale inglese, capace solo di aumentare la pressione fiscale sui redditi del ceto medio, autorizzando gli enti locali periferici (Comuni e Regioni) ad aumentare la tasse come l'Irpef, per far piangere anche i ricchi con un reddito superiore ai 26000 euro all'Ici, come ha già fatto qui in Liguria la Giunta Burlando come primo atto della sua manovra finanziaria per risanare il così detto «buco della sanità» o ad introdurne di nuove come la tassa di scopo o come l'ennesimo balzello, proposto dai Rifondatori Comunisti Liguri sulle imbarcazioni di «lusso» che solcano il nostro mare o approdano nei porti Liguri.
Ci domandiamo: ma è già finito il feeling della sinistra con questo settimanale? Perché i giornali filo governativi e un po' radical-chic non ne parlano? La sinistra dovrebbe imparare a cercare meglio i suoi alleati. Ebbene, pare proprio che questo feeling non esista più.
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