da Milano
«Luscita di uno Stato dalla zona euro è possibile poiché gli Stati sono sovrani». È bastata questa frase, pronunciata dal governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, per indebolire ieri ulteriormente leuro fino a un minimo di 1,1897 dollari, il livello più basso degli ultimi 14 mesi.
Il Noyer-pensiero, espresso il 29 giugno davanti alla Commissione Affari esteri dellAssemblea nazionale ma divulgato solo ieri, non poteva passare inosservato sui mercati valutari, dove la moneta unica è da qualche settimana bersaglio di vendite insistenti. Noyer, che siede nel consiglio della Bce, rischia infatti di riaccendere il dibattito sullopportunità di uno sganciamento dalleuro, considerato una delle principali cause della perdita di competitività dei prodotti europei. Questo dibattito, aperto dalle dichiarazioni del ministro del Welfare, Roberto Maroni, aveva finito per pesare sulle quotazioni della moneta unica nonostante lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avesse giudicato irrealizzabile lipotesi di un ripristino della lira.
In realtà, dopo il doppio no referendario di Francia e Olanda, i mercati sono diventati ipersensibili nei confronti delleuro. Posto che la seduta di ieri non è del tutto significativa a causa della festività americana dellIndependence day, ogni messaggio interpretabile come un segnale di potenziale disgregazione dellUnione monetaria viene immediatamente amplificato con ripercussioni immediate sul fronte valutario.
Rispetto a un eventuale crollo di Eurolandia, ieri Noyer si è spinto anche oltre: «Da una simile mossa (dalluscita dalleuro, ndr) nascerebbe la domanda sulla possibilità di mantenere un simile Paese allinterno dellUnione europea, cosa che non sarebbe priva di rischio».
Se da Strasburgo il leader della Bce, Jean-Claude Trichet, si è limitato a ricordare che «leuro ha basi solide» e di essere «fiducioso» sul superamento delle difficoltà che vive lEuropa, più preoccupato si è mostrato il commissario agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, secondo il quale «nelle ultime settimane la Bce e Bruxelles sono state attaccate e se gli attacchi rivelano mancanza di argomentazione e demagogia bisogna dare una risposta».
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