Silvia Valerio, la scrittrice che offre la verginità ad Ahmadinejad

La storia della 19enne padovana che offre lo ius primae noctis al dittatore iraniano da Chiambretti

Silvia Valerio, la scrittrice che offre la verginità ad Ahmadinejad

Lei illibata e noi allibiti. Ma non tanto perché ha deciso di conservare la sua verginità per il presidente dell’Iran Ahmadinejad (quindi in eterno), ci mancherebbe che la scelta non spettasse a lei. Per quanto ci riguarda potrebbe decidere di giacere anche con Bin Laden che tra l’altro è esteticamente più bello. Non tanto perché sull’argomento ha sentito l’esigenza di scrivere un libro (C’era una volta un presidente, Ius primae noctis) e qualcuno ha sentito l’esigenza di pubblicarglielo. Non tanto perché sostiene di essere ancora intatta (secondo Chiambretti è «vergine come Madonna, la cantante») e come tutte le affezionate al proprio imene, come tutte quelle che devono ancora iniziare a fare i conti con la propria fisicità, si è fatta fotografare nuda di spalle e si è messa sulla copertina del suo libro. Lei illibata e noi allibiti per il suo vero punto di forza. E cioè una surreale mancanza di percezione riguardo a chi è, dov’è e con chi è. Mercoledì sera, al Chiambretti Night, l’autrice padovana, tutt’altro che oca, sembrava una Antonella Elia della prima ora. Di buona preparazione «neanche fossi una torta» direbbe lei, di aspetto normalino, di atteggiamento saccentino. Un’ex secchiona che ha smesso gli occhiali e i sacrifici. E che, nel suo caso, ha scoperto il presidente sanguinario. Crediamo che Ahmadinejad non scoprirà mai lei, buon per lei. Malgrado la provocazione del libro e la pubblicità che gliene sta derivando. Però in qualcosa di incredibile è già riuscita la signora Valerio: far perdere le staffe a Chiambretti (lui ha strappato gli appunti che lei si era portata, lei si è alzata e se n’è andata, salvo poi tornare in studio), ottenere attenzione da Giordano Bruno Guerri (lo storico ha risposto in malo modo a una sua frase infelice), provocare Maria Giovanna Maglie al punto da costringerla a telefonare in trasmissione per specificare di non essere una sua «denigratrice quanto piuttosto una sua ignoratrice» (la Maglie aveva scritto della Valerio su Libero).
Perfino troppa artiglieria per un bersaglio così piccolo.

Avrebbero potuto lasciare la pratica a Jonathan Kashanian che ha i genitori iraniani, che con la signora se l’è cavata mica male e che era di calibro più adatto a bisticciare con la vergine in aspirazione di vertigine. Invece l’odiosetta ha tirato tutti fuori dalle staffe. E, come se non bastasse, ha soddisfatto quel perverso desiderio di sottomissione e maltrattamento che il mancato rapporto con Ahmadinejad continua a lasciarle.

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