Silvio amato dai vip del mondo mentre in Italia la sinistra rosica

Gli elogi di Sarkozy alla lealtà e alla serietà del Cavaliere sono solo gli ultimi di una lunga serie. Anche leader progressisti come Obama e Blair lo giudicano "ottimo premier e leader forte"

Prendete un famosissimo spot di qualche anno fa. Il professore entra in classe e trova un preservativo tra i banchi: «Di chi è questo?», chiede scandalizzato. Silenzio. Nessuno si alza. Poi il primo: «È mio». E via via tutti gli altri, finché seduto non resta nessuno. Ora abbandonate lo spot e catapultatevi nel mare magnum della politica. Prendete un Di Pietro, ad esempio. Guardatelo mentre disgustato chiede ai quattro venti: «C’è qualcuno di voi che ha il coraggio di apprezzare la politica estera di Berlusconi?». Squadra i suoi, poi guarda al Pd, sonda la cultura radical chic, interroga l’intellighenzia europea. Silenzio, nessuno. Si alza Aznar: «Io lo stimo». Poi Bush. E Lula, Sarkozy, Blair, Obama, Putin, la Merkel. Standing ovation per Silvio. E seduti rimangono solo i quattro spaventapasseri di casa nostra che della caccia al Cavaliere hanno fatto la loro ragione di vita.
L’ultimo ad alzarsi in piedi davanti al mondo per abbracciare Berlusconi è il presidente francese Nicolas Sarkozy: «Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno e tu oggi sei stato un vero amico - ha commentato monsieur le président dopo la solidarietà del Cav sulla questione Rom -: non lo dimenticherò mai». Gratitudine sincera e coraggiosa, se si pensa che in Francia la figura del Cavaliere è spesso bersaglio della sinistra (è da poco uscito il libro Berlusconneries, sulle sue presunte gaffes).
Sta in questa umanità di rapporti la differenza tra Berlusconi e gli altri capi di Stato. In un mondo che tira avanti asetticamente con «stima» di maniera e «apprezzamenti» più tiepidi di una birra svanita, il Cav accende amicizie e rancori. Ma mentre l’odio è specialità italica come i pomodori pachino, l’amicizia non ha confini. Certo - sibilano i detrattori - i suoi sodali sono Gheddafi, lo zar Putin, il premier turco Erdogan (del cui figlio Berlusconi è stato testimone di nozze), Mubarak, il discusso leader bielorusso Lukashenko e l’equivoco presidente del Kazakistan Nazarbayev (a cui Silvio ha fatto i complimenti per «la vitalità dei kazaki» che si riproducono a dismisura). Come se in politica estera il Cav fosse buono solo per chiacchiere da bar con semidittatori. Ma la realtà è diversa.
In principio fu José Maria Aznar, l’ex premier popolare spagnolo, tanto amico di Silvio da volerlo come testimone delle nozze della figlia Ana. Ad Aznar si affiancò George W. Bush, il presidente della più grande democrazia occidentale: «Ogni volta che ricevo Silvio, mi solleva il morale con il suo ottimismo: è un leader forte e di parola». Non da tutti. Restando Oltreoceano, fa però più scalpore il rapporto stretto rivendicato da un’icona veltroniana come Barack Obama, nonostante la battuta del «bello e abbronzato». Non sono bastati Franceschini che chiedeva le scuse ufficiali, l’eminente Dacia Valent (quella degli «italiani bastardi e sporchi») che parlava di «bassezza razzista» e Carla Bruni che si diceva «felice di non essere più italiana dopo una battuta del genere». I marines non hanno raso al suolo Arcore col napalm per lavare l’onta e la Casa Bianca ha dato peso zero alla boutade. Anzi, nei mesi successivi, quel giuda caffelatte di Obama ha pure pugnalato alle spalle i nostri sinceri progressisti definendo il Cav «ottimo premier», «alleato e leader forte», «grande amico degli Usa e mio personale» e «ospite straordinario». Yes, he can.
Un altro amaro boccone lo rifila agli antiberlusconiani l’amato Tony Blair. L’ex numero uno del labour inglese, nel suo libro, tratta Silvio con i guanti: «È unico, diretto, leale alla parola data. Vado d’accordo con lui, è un amico. Non promette ma agisce, ed è obiettivamente divertente». Ecco, è la «politica del cucù», quella nata dal famoso scherzo alla cancelliera Merkel e che in Italia raccoglie solo insulti. La critica Patrizia Toia, eminente eurodeputata del Pd: «Tristissima immagine di leader senza dignità». La criticano Zanda, Pino Sgobio, Donadi, Belisario, piccoli esperti fai-da-te di arti diplomatiche: ridicolizza l’Italia. Poi però la Merkel stessa dice di apprezzare, la Regina d’Inghilterra definisce il Cav «rumorosamente divertente», Lula scherza con lui su calcio e donne, gli israeliani lo invitano a parlare alla Knesset. Non male per un «cabarettista da Drive-In» che colleziona solo figuracce.


Insomma, due pesi e due misure: per i semisconosciuti parrucconi italiani in cerca di fama Berlusconi è meschino come lo strozzino Capogreco di Amici miei atto II; per i leader di mezzo mondo è un amico divertente e di buon cuore, un Conte Mascetti che ne esce sempre vincitore e col sorriso.
E allora come la mettiamo, onorevoli: prematurate la supercazzola, o scherziamo?

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