«Silvio capitano» Gli eroi dei Giochi ospiti di Berlusconi

Il premier: «Da record con il 67% di consensi. Lo sport? Avrà il giusto sostegno economico»

da Roma

A portare il «regalo» è Antonio Rossi, lo stesso che alla cerimonia inaugurale di Pechino guidava, bandiera alla mano, la delegazione azzurra: una giacca sportiva color argento con il logo della squadra italiana e la scritta «Silvio». «È il nostro capitano e le dobbiamo consegnare la maglia degli azzurri», spiega Rossi al premier. Berlusconi gradisce, e dopo aver detto di «essere felice di trovarmi tra coetanei» replica invitando il canoista delle Fiamme gialle a non smettere.
Giornata di festa per lo sport italiano, quella di ieri. Con la visita dei «medagliati» reduci dai Giochi olimpici di Pechino prima al Colle, dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, e poi, a bordo di un bus scoperto, via fino a Villa Madama, dove gli atleti italiani sono stati ospiti a colazione dal premier. Che in una giornata dedicata allo sport (solo più tardi sotto Palazzo Grazioli torna alla politica, stemperando la presunta polemica con Gianfranco Fini sul voto agli immigrati: «Non c’è stato alcun incidente. D’altronde Fini ha proposto cose che già aveva detto») si mostra a suo agio e non risparmia battute. Attribuendosi tra l’altro il «primato mondiale» del gradimento. «Le preghiere del presidente del Consiglio contano di più, soprattutto se ha il 67 per cento del consenso. Un record mondiale», interviene il Cavaliere mentre il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ringrazia il governo per il supporto, il tifo e le preghiere «olimpiche». Berlusconi poi strappa applausi agli atleti impegnandosi a garantire la «benzina economica» allo sport italiano in vista delle prossime Olimpiadi, nel 2012 a Londra: «L’adeguato sostegno economico ci sarà anche questa volta, come negli scorsi cinque anni di governo», spiega rivolto agli atleti, prima di dimostrare alla sua maniera che lui mantiene le promesse: «Mi avevano chiesto “manda a casa Prodi” e l’abbiamo fatto, “salvaci dai comunisti” e a quanto sembra non sono in Parlamento, “compraci Ronaldinho” e abbiamo fatto anche questo. Poi c’è qualcuno che mi ha detto anche “facci vincere le Olimpiadi”, ma siccome noi non compriamo gli arbitri come sembra altri facciano, il vostro risultato è veramente positivo».
Così positivo che il premier scherza ancora sul primato nel medagliere rispetto a Francia o Spagna, finalmente «dietro di noi, ed è una cosa che non possiamo dichiarare ma che ci fa tanto piacere». Chissà se più tardi Berlusconi, incontrando l’ex premier spagnolo Aznar, avrà ribadito il concetto.
C’è il tempo per una foto di gruppo, e il Cavaliere si piazza tra la campionessa di scherma Valentina Vezzali (oro e bronzo) e Alessandra Sensini, argento nel windsurf. Ma prima dei saluti stringe la mano a tutti, ringraziando ancora gli olimpionici per aver «portato a casa medaglie che sono come un titolo nobiliare, un titolo che non ha tempo e che rimarrà ai vostri figli e nipoti».
E quanto a onorificenze, in mattinata al Quirinale gli atleti azzurri avevano fatto il pieno incassando, oltre al «grazie per l’impegno, la forza di volontà e lo slancio» del capo dello Stato, anche gli ordini al merito della Repubblica italiana. La Vezzali, Giovanna Trillini, Josefa Idem, Alessandra Sensini e il canottiere Rossano Galtarossa sono da ieri Grandi ufficiali, riconoscimento assegnato per meriti sportivi anche ai non medagliati Rossi e al tiratore Andrea Benelli.
Sul Colle c’è stato poi l’incontro tra il ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni e il pugile Clemente Russo. Prima dei Giochi il pugile aveva respinto al mittente l’invito del ministro a disertare la cerimonia inaugurale per manifestare a favore dei diritti umani in Cina. Divertente il faccia a faccia che chiude il caso: la Meloni si complimenta per la medaglia, Russo sorride e le risponde: «Vedo una certa somiglianza con la Vezzali». Poi il pugile le promette un regalo, «ma non ti dico cos’è o rovino la sorpresa». E sul tema dei diritti umani chiude Margherita Granbassi, tornata da Pechino con due bronzi nel fioretto.

«Durante le Olimpiadi tutto taceva, poi torno in Italia e leggo del massacro di 140 persone in Tibet. Facciamo che anche lontano dai Giochi nessuno, né gli sportivi né la politica, si dimentichi della questione tibetana».

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