Silvio "commissaria" Giulio: farò il ministro a tempo pieno

Il premier è determinato e vuole mettere la faccia sulle scelte di politica economica E ai suoi confida: apprezzo che il Quirinale non si sia fatto tirare per la giacchetta

Roma - «Vorrei poter fare il ministro dell’Economia a tempo pieno e, solo nei ritagli, il presidente del Consiglio». Sarà pure una riflessione privata quella che nelle ultime 48 ore Silvio Berlusconi affida a uno dei tanti interlocutori che gli fanno visita a Palazzo Grazioli, ma di certo la dice lunga sullo stato dei rapporti tra premier e ministro dell’Economia. Mai come in queste settimane, infatti, il Cavaliere e Giulio Tremonti sono distanti anni luce uno dall’altro. Con buona pace delle ripetute smentite pubbliche dei diretti interessati che ironizzando sulle «invenzioni» dei giornali si dicono pronti a «sfidarsi a duello all’alba» a singolar tenzone. Dichiarazioni a parte, però, non c’è un ministro o dirigente del Pdl o funzionario di Palazzo Chigi o via XX settembre che non racconti la versione esattamente opposta. Quella di Berlusconi e Tremonti che appartengono ormai a due galassie diverse. Due caratteri inconciliabili e due visioni della politica economica così lontane che persino uno paziente e meticoloso come Gianni Letta fa fatica ad avvicinare. Ed è proprio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio a tessere per ore la tela che in tarda serata porterà alla conferenza stampa congiunta tra premier, ministro dell’Economia e lo stesso Letta. Prima sussurrata informalmente, poi confermata ufficialmente da Palazzo Chigi per le 19, dopo rinviata alle 19.30 e infine slittata alle 19.45. Già, perché nonostante Letta sia convinto della necessità di dare un segnale di coesione e unità tra Berlusconi e Tremonti, il tira e molla su cosa dire e quali interventi annunciare va avanti fino a che i tre non escono dall’ascensore che sbuca davanti alla porta laterale della sala stampa.
Poi, poco più di venti minuti davanti alle telecamere, con il premier che decide di prendere in mano la situazione e mettere la faccia sulla crisi. Dopo una giornata, racconta il Cavaliere, al telefono con tutti i leader europei e con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. La linea dell’Italia, insomma, è «concordata» perché «la situazione è difficile» e «richiede una risposta comune». Ecco il perché di un pomeriggio di fitti colloqui. Con Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Josè Luis Zapatero. Per la tarda serata, invece, è in programma una telefonata tra Berlusconi e Barack Obama. Un Cavaliere, dunque, deciso a giocare in attacco, forse anche per rispondere alle accuse di immobilismo arrivate dall’opposizione. Basta, insomma, con i silenzi prudenti delle ultime settimane. E via libera all’accelerazione di alcune misure per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013 anziché nel 2014, con l’assicurazione che Palazzo Chigi «resterà sempre con i battenti aperti anche ad agosto».
Il premier illustra gli interventi uno ad uno per poi passare la parola a Tremonti. Tocca al ministro dell’Economia e qualcuno nota come il sempre silenzioso Letta non si faccia problemi, seppure con un cortesissimo «scusa Giulio», ad interromperlo per una precisazione. Chissà, magari mesi fa una scena del genere non si sarebbe vista durante una conferenza stampa in diretta tv. Come difficilmente si sarebbe assistito alla seconda incomprensione pubblica in due giorni tra Berlusconi e il titolare dell’Economia. Con il premier a dire che dell’eventualità di anticipare la manovra con le parti sociali non se ne è parlato e Tremonti che lo corregge a stretto giro. «L’ipotesi è stata formulata durante l’incontro», spiega. Immediata la puntualizzazione del Cavaliere: «Evidentemente questa discussione si è svolta mentre io ero assente dal tavolo, allontanato dalla telefonata di un collega straniero». Un attimo di gelo, poi il ministro sussurra qualcosa all’orecchio del premier che subito sdrammatizza («Questa ovviamente è una grande polemica...») e bolla come «invenzioni» le presunte frizioni raccontate dai giornali.
Un Berlusconi, dunque, deciso a prendere in mano la gestione della crisi. Anche dal punto di vista mediatico, visto che la presenza di Letta - assente nella conferenza stampa di giovedì - sposta simbolicamente il centro delle decisioni da via XX settembre (rappresentata dal solo Tremonti) a Palazzo Chigi (rappresentato dal duo Berlusconi-Letta). Un Cavaliere che in queste ore si sente forte anche di un solido rapporto con Giorgio Napolitano.

«Ho molto apprezzato - confida in mattinata ad uno dei suoi ospiti a Palazzo Grazioli - la sensibilità dimostrata in questo momento dal Quirinale, il fatto che non si sia fatto tirare per la giacchetta da quelle opposizioni che volevano usare la crisi per un cambio di governo in corsa e come ha gestito il suo rapporto con Mario Draghi».

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