Roma - Silvio Berlusconi continua sulla linea del silenzio. E da Arcore invita anche i vertici del Pdl a non calcare la mano nelle repliche a quello che in privato il Cavaliere non esita a bollare come «l’ultimo ricatto» del Fli. Così, dopo che Italo Bocchino apre in mattinata la querelle sul simbolo del Popolo della libertà, le risposte che arrivano dai cosiddetti «dichiaranti» del Pdl sono sì ferme ma senza eccessi. In vista del voto di fiducia del 14 dicembre, infatti, il premier resta convinto che la partita va giocata senza farsi tirare dentro inutili risse mediatiche e, se possibile, lasciando ai pasdaran del Fli il ruolo di guastatori. Una situazione che secondo Berlusconi dovrebbe contribuire ad aprire crepe nella pattuglia finiana.
Continua, dunque, il gioco del pallottoliere. Anche se il Cavaliere non sottovaluta una situazione che negli ultimi giorni s’è andata facendo sempre più delicata. Intanto con il caso Carfagna, che ieri ha sentito al telefono Gianni Letta e che oggi pomeriggio potrebbe avere un faccia a faccia con il premier di rientro a Roma. Una vicenda che non influisce direttamente sul voto di fiducia (il ministro, dimissioni o no, ha comunque assicurato che la voterà) ma che contribuisce decisamente all’instabilità di un governo già alle prese con qualche problema. Senza contare l’affondo serale di Pier Ferdinando Casini, che dopo la tiepida apertura di domenica ha sentito l’esigenza di dire chiaro e tondo che «l’Udc voterà la sfiducia all’esecutivo». Secondo alcuni un modo per «recuperare» dopo quella che da molti era stata interpretata come una mano tesa al premier, secondo altri la solita posizione del leader centrista solo che espressa con sfumature diverse. Casini, infatti, aggiunge anche che quel che conta è «cosa succede dal 15 dicembre in poi», cioè dopo la fiducia. Come a dire che un eventuale Berlusconi bis potrebbe essere argomento di discussione. Si vedrà.
Di certo c’è che il Cavaliere punta a un voto di fiducia che non sia risicato (come può essere un governo «di minoranza» che passi grazie alle assenze), anche perché sa bene che rischierebbe di avere vita brevissima e dare il là al Quirinale per un reincarico «tecnico» nel caso di un’eventuale crisi. In un caso simile, insomma, sarebbe più ragionevole - spiega chi ha avuto occasione di sentire Berlusconi negli ultimi giorni - salire al Colle prima del voto di fiducia. O per accettare un reincarico - che in quel caso sarebbe quasi «dovuto» - oppure per chiedere direttamente di tornare alle urne. Altra strada, sulla quale il premier sembra stia ragionando, sarebbe quella di incassare l’eventuale voto di fiducia sul filo di lana e poi provare ad allargare la maggioranza a Fli e Udc. In quel caso però forte del voto di fiducia appena incassato che gli permetterebbe di «gestire» il rimpasto. Tutte decisioni in verità di là da venire, perché mancano ancora troppi giorni al 14 dicembre per avere un quadro chiaro della situazione.
Di certo, c’è che il premier resta molto tentato da un restyling completo del Pdl (nome e simbolo).
Non tanto per il nuovo fronte aperto ieri da Bocchino (che considera pretenzioso), quanto perché l’ennesima grana (quella della Carfagna) l’ha convinto sempre di più che la situazione interna al partito resta insostenibile. Lanciare un nuovo contenitore - che lavori in parallelo o che addirittura coincida con i Team della libertà - potrebbe risolvere non pochi problemi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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