Politica

Silvio litiga con Giulio davanti a Napolitano «Sta sfasciando tutto»

Arrivano al Quirinale da separati in casa, prima Tremonti e solo dopo Berlusconi accompagnato da Gianni Letta. E ne escono da quasi divorziati se persino davanti a Napolitano va in scena l’ultima di una lunghissima serie di discussioni tra premier e ministro dell’Economia. Tema del contendere le misure anti-crisi. Con il titolare di via XX settembre che ormai pare sempre più stretto dalla triangolazione tra Palazzo Chigi, Quirinale e Banca d’Italia.
D’altra parte, un certo nervosismo Tremonti l’aveva manifestato solo qualche ora prima durante l’audizione in Parlamento, arrivando a irridere tutti o quasi gli interventi dell’opposizione. Una replica la sua che riesce a far andare su tutte le furie persino gli stessi colleghi di governo. Tutti, nessuno escluso. Compreso il segretario del Pdl Alfano che in privato non può non notare come Tremonti stia rischiando di affossare mesi di lavoro. È da tempo, infatti, che con la parte più moderata dell’opposizione Alfano tesse la tela di quel dialogo più volte invocato dal Quirinale.
Anche Berlusconi, nonostante conosca da tempo gli spigoli caratteriali del ministro dell’Economia, non può restare più che sorpreso dall’intervento di Tremonti a Montecitorio. «Non pensavo arrivasse a tanto», si lascia scappare in privato. Perché, è il senso del suo ragionamento, capisco la tensione dovuta alle vicende dell’ultimo mese ma così si gioca solo a sfasciare tutto.
Insomma, nel giorno in cui il premier ha in programma un decisivo faccia a faccia con Draghi - governatore della Banca d’Italia e presidente in pectore della Bce - e poi l’incontro al Quirinale con Napolitano, Palazzo Chigi non può non farsi carico della pratica Tremonti. Il punto, spiegano gli uomini più vicini a Berlusconi, è che il ministro dell’Economia si sente ormai messo all’angolo. Indebolito dalla vicenda giudiziaria che ha colpito Milanese e pressato dai venti della crisi, di fatto Tremonti è costretto da settimane a giocare in difesa. Con una decisa aggravante per chi fino a ieri era in grado di determinare da solo la politica economica del governo visto che il timone sembra ormai saldamente passato nelle mani di Palazzo Chigi. Berlusconi, insomma, è riuscito a commissariare il superministro ed è lui che alla fine deciderà gli interventi anti-crisi. Ovviamente insieme a Letta e d’intesa con il Colle. Non è un caso che mentre il ministro dell’Economia entra negli uffici del gruppo parlamentare della Lega per cercare di chiarirsi con un Bossi che ha appena definito «fumoso» il suo intervento, a Palazzo Chigi il Cavaliere e Letta incontrano Draghi per fare il punto della situazione. Poi, via verso il Quirinale per il faccia a faccia con Napolitano. E per l’ennesimo scontro con Tremonti.
Un Berlusconi, dunque, deciso a riprendere in mano il pallino. Anche perché, è la convinzione del Cavaliere, «la crisi può essere un’occasione straordinaria per fare finalmente le riforme» visto che «cambiamenti epocali si fanno difficilmente quando tutto va bene».
Resta solo da capire dove vuole andare Bossi. Perché nonostante le critiche a Tremonti, in molti nel Pdl temono che i due stiano giocando di sponda con l’obiettivo delle elezioni anticipate. Argomento tornato sul tavolo ieri sera durante un incontro a Palazzo Grazioli tra premier e Senatùr. E che non convince Berlusconi. Perché - riflette in privato il premier - anche Umberto non ne può più del modo di fare di Giulio. «Anche lui lo considera inaffidabile».

E forse non sarà un caso che poco dopo arrivino Tremonti, Alfano, Cicchitto e Gasparri per un vertice fiume - pare piuttosto convulso - che è andato avanti fino a tarda notte.

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