Silvio non molla Monti: «Sono responsabile»

Silvio non molla Monti: «Sono responsabile»

RomaChe ogni sua parola potrebbe essere di troppo il Cavaliere lo sa bene. Tanto che terminata la presentazione del libro di Antonio Razzi nella sala del Mappamondo di Montecitorio e un breve passaggio in aula per votare, Silvio Berlusconi sceglie di raggiungere il suo ufficio della Camera passando per l’infermeria ed evitare così i cronisti. Si ferma qualche secondo solo prima di andare via. Per un saluto e una domanda. «Monti ha detto che il suo è un “governo politico”. Cosa ne pensa?», gli chiedono. Risposta eloquente: «Su queste cose non voglio intervenire...».
La linea, insomma, è quella della più assoluta prudenza. Perché per molti versi l’ex premier condivide - soprattutto nel merito - le critiche che arrivano da chi nel suo partito vorrebbe lasciare l’esecutivo al suo destino. Ma sa pure che non è questo il momento di fare distinguo, visto che un ritorno alle urne oggi rischierebbe di non essere compreso dall’elettorato e soprattutto vanificare le misure anticrisi fin qui prese dal governo. Ecco perché il Cavaliere preferisce mordersi la lingua e non entrare nel merito di questioni che potrebbero aprire fronti spinosi. Ecco perché si è deciso di fare un passo indietro sull’idea di portare il Pdl in piazza sabato a Milano nonostante da via dell’Umiltà si fossero già mobilitati con tanto di conta dei pullman che sarebbero dovuti arrivare dalle città del Nord. Ed ecco perché - intervenendo alla presentazione del libro di Razzi - l’ex premier ribadisce che «sarebbe da irresponsabili far cadere Monti ora».
La linea, insomma, non può che essere quella della responsabilità, anche perché c’è una fetta di parlamentari del Pdl che se davvero si arrivasse allo strappo è pronta a confermare il sostegno al governo. Il partito, già alle prese con un delicatissimo equilibrio, finirebbe per implodere. Detto questo, il Cavaliere resta convinto che le bocce potrebbero non restare ferme troppo a lungo. E vuole essere pronto ad ogni eventualità. Altrimenti non si spiegherebbe perché nelle scorse settimane ha fatto visita al suo grafico di fiducia Gianni Comolli per visionare alcune bozze di manifesti. E ancora non si spiegherebbe perché Alessandra Ghisleri e la sua Euromedia continuino a sondare con una certa frequenza intenzioni di voto, gradimento sul governo e possibili alleanze.
Il punto, per dirla con le parole di un importante dirigente del Pdl, «è che fino al 18 febbraio è tutto fermo». Fin quando, cioè, non arriverà la decisione sull’istanza di ricusazione presentata dai legali del Cavaliere contro il collegio giudicante del processo Mills. Quello sarà un primo segnale, perché - come è andato più volte ripetendo in privato Berlusconi in questi giorni - «io sono stato responsabile nel farmi da parte per il bene del Paese» ma «è bene che responsabili lo siano tutti».

Nel senso che - in un clima del genere e con un esecutivo che si regge su un asse di “unità nazionale” tra Pdl e Pd - una condanna il giorno prima che scatti la prescrizione sarebbe - questa è la convinzione del Cavaliere - la conferma che si tratta di «un processo politico» e che «la giustizia ad orologeria non si è fermata». E quando l’ex premier si appella alla responsabilità «di tutti» forse pensa anche al Quirinale e alla sua moral suasion.

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