Silvio si riprende il partito. Per cambiarlo

Berlusconi pensa alla rivoluzione partendo dalla base, con l’elezione dei segretari locali nei congressi Dissidi fra ex An ed ex Fi. Oggi colazione fra Alfano, Frattini e Gelmini dopo lo strappo sulla Sicilia

Silvio si riprende il partito. Per cambiarlo

Roma L’idea gli frulla in testa da un bel po’, tanto che qualche mese fa ha provato a buttarla lì durante una riunione notturna a Palazzo Grazioli: rivoluzionare i vertici del Pdl e sostituire i tre coordinatori con i più giovani Alfano, Gelmini e Meloni. Un’iniezione di novità e freschezza, ha argomentato Berlusconi senza convincere né La Russa né Verdini. Tanto che dopo una ventina di minuti di accesa discussione, toni a dir poco alti e parole grosse tutto è stato archiviato a data da destinarsi per evitare di aggiungere altra tensione ai già difficili rapporti con Fini. Passato un mese e consumato lo strappo con il presidente della Camera il Cavaliere è tornato a metterci la testa su. E chissà che l’aria della Sardegna - domani mattina dovrebbe trasferirsi a Villa Certosa per qualche giorno di relax dopo l’operazione al polso - non porti consiglio.
Di certo c’è che il partito è in subbuglio come non accadeva da tempo. Complice non tanto l’ombra delle elezioni anticipate quanto un’insofferenza radicata negli anni verso alcuni dei coordinatori e la fuoriuscita dei finiani dal Pdl. Che, paradossalmente, ha alzato l’asticella delle tensioni interne: nel gruppo dirigente, perché c’è la corsa alle poltrone lasciate libere (come quella di tesoriere del gruppo a Montecitorio che era della Moroni), ma anche sul territorio dove i tanti (e fisiologici) scontenti minacciano di passare al Fli se non saranno ascoltate le loro richieste. Così, dopo la pausa estiva sono iniziati una serie di colazioni, pranzi e cene «carbonare» a tutti i livelli. Con ministri di prima fascia - Frattini e Gelmini - prima a Milano e poi negli uffici di Gasparri al Senato, con deputati che sono nell’orbita di Liberamente al ristorante «Strega» di Roma (solitamente il martedì, questa settimana slittata a domani causa lavori parlamentari) o con quasi 60 parlamentari che fanno capo a Scajola. Anche oggi agenda piena: prima colazione riservata all’Hotel Minerva con Frattini, Gelmini, Fitto e Alfano (molto significativa visto lo strappo di qualche tempo fa tra il Guardasigilli e Liberamente) e cena altrettanto riservata all’Hotel «de Russie» con Cicchitto, Gasparri e tutti i sette vicecapigruppo del Pdl alla Camera.
Tutti a ragionare sul futuro del partito e su come arginare i finiani sul territorio. Ed è proprio in quest’ottica che Berlusconi sarebbe intenzionato a lanciare un nuovo modello organizzativo per il Pdl. Raccogliendo le insistenze non solo di Alemanno ma di tutti quelli che nelle ultime settimane iniziano a temere l’esodo degli insoddisfatti. Non è un caso che Cicchitto inviti ad «aprire il tesseramento» per «dare forma alla militanza politica». Perché, spiega Napoli, «bisogna tornare a chi conta davvero» cioè «il territorio». L’idea, insomma, è di accelerare con i congressi comunali, provinciali e regionali aprendo ai coordinatori eletti dalla base. Votati dai consiglieri comunali, proviniciali e regionali - a seconda dei casi - ma anche dai parlamentari e dai sindaci della zona interessata. Per il Pdl sarebbe una piccola rivoluzione che toglierebbe al Fli - almeno a livello locale - molto dell’appeal che può esercitare su chi in questi anni è rimasto ai margini. La questione dovrebbe essere discussa all’ufficio di presidenza del Pdl in programma la prossima settimana.
Ma la partita riguarda anche i tre coordinatori nazionali Verdini, Bondi e La Russa. Con il primo alle prese con le vicende giudiziarie e sul quale continuano a rincorrersi voci che annunciano una prossima settimana «di fuoco», il secondo che da qualche tempo sembra aver preso le distanze dal partito per dedicarsi al ministero e il terzo accusato di essere «onnipresente». Con il «difetto» - a detta degli ex Forza Italia - di garantire solo chi viene da An. Non a caso La Russa va dritto al punto: «In questi giorni dovrò occuparmi solo di Afghanistan. Visto che mi accusano di essere troppo presente ora vediamo se senza di me il partito va meglio...». In verità, nonostante Berlusconi abbia più volte manifestato in privato le sue perplessità, difficilmente si arriverà a un cambio dei vertici. L’ipotesi del coordinatore unico, infatti, non è percorribile se non con una modifica dello Statuto e quindi un congresso (che potrebbe arrivare dopo l’elezione dei coordinatori locali, ma non certo nell’arco di qualche mese). Mentre la sostituzione del triumvirato pare improbabile, soprattutto perché La Russa non ha alcuna intenzione di cedere il passo e il ministro della Difesa è oggi troppo importante nel garantire gli equilibri tra gli ex An rimasti nel Pdl. Senza contare che in primavera si vota al comune di Milano, una delle roccaforti di La Russa. Più probabile, invece, la sostituzione «in corsa» di uno dei coordinatori, soprattutto se qualcuno decidesse di fare un passo indietro. Se poi arrivassero le elezioni anticipate in molti sono pronti a scommettere che il Cavaliere punterebbe tutto sui Team della libertà che sta organizzando in ognuna delle 61mila sezioni elettorali. Un’operazione in mano a Brambilla, Verdini e Mantovani, ma con il ministro del Turismo decisamente in prima fila.
Di certo, c’è che in vista di un possibile redde rationem tra ex Forza Italia ed ex An, l’area azzurra si sta ricompattando. Sintomatica la prima colazione in programma questa mattina all’Hotel Minerva. Con Frattini e Gelmini - promotori di Liberamente - da una parte e Alfano dall’altra. In mezzo Fitto, che quando scoppiò la grana siciliana (con il Guardasigilli e Schifani contro Liberamente e la Prestigiacomo che dava sponda a Micciché) preferì non prendere posizione. Una colazione, dunque, che potrebbe essere il primo passo verso una ricomposizione di un mondo che continua ad essere piuttosto frastagliato.

Basti pensare che a tutt’ora resta un grande gelo tra Liberamente e l’area del Pdl che fa capo a Comunione e liberazione. Cioè i lombardi Formigoni e Lupi. E proprio in Lombardia si registrano le tensioni più forti, visto che si incrociano sullo stesso terreno La Russa, Gelmini e Cl. Con la Lega che minaccia di togliere al Pdl molti voti.

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