Simone, l’eroe senza paura morto per salvare otto persone

Era riuscito a scampare la valanga di fango ma è tornato indietro dopo aver visto amici e parenti in difficoltà. L’ultimo crollo gli è stato fatale

Giampilieri (Me) - Un inferno di fango e detriti. Un inferno, che ha investito nella notte Giampilieri superiore. Un torrente, anzi un fiume, che precipitando giù dalla collina ha travolto tutto ciò che ha trovato sulla sua strada. Proprio come due anni fa, peggio che due anni fa. Stavolta la furia dell'acqua non ha risparmiato niente e nessuno.
Simone Neri è morto da eroe. Nessuno lo dimenticherà a Giampilieri. Di sicuro non lo dimenticheranno i suoi parenti, gli amici, le persone che lo conoscevano. Di sicuro non lo dimenticheranno le otto persone che ha tirato fuori dalle macerie, dal fango e dai detriti di una delle palazzine crollate. Simone era un ragazzo come tanti, 28 anni e le passioni che hanno tutti i ragazzi della sua età. Era a casa sua, alla periferia alta del piccolo centro, quando ha sentito quel rumore fortissimo. Un attimo, poi è arrivata una valanga di acqua e insieme il fango, i detriti, un pezzo di montagna. La casa in cui si trovava è crollata, schiacciata e sepolta dalla terra, pochi secondi per capire, ancora meno per tentare di scappare. Simone ce l'aveva fatta, ma poi ha sentito le grida d'aiuto dietro di sé e non ci ha pensato un attimo. È tornato indietro, si è ributtato in mezzo a quell’inferno, ne ha salvate otto di persone, poi stremato non è riuscito ad evitare l’ultimo agguato, l’ultimo crollo che lo ha portato via.

Piero Basile è un distinto sessantottenne, con una bella casa che la frana sembra aver risparmiato. Ma non è così: «Voi non vedete la parte di sotto. Qui avevo una cantina e c'era anche un piano terra. Tutto portato via, tutto sommerso dal fango. Per fortuna questo fiume non è riuscito a sommergere il nostro primo piano: così siamo riusciti a salvarci». Parla al plurale, il signor Piero. Perché parla anche a nome della moglie che sta dietro di lui e ogni tanto sospira. Dice: «Stiamo qui da una vita e da una vita aspettiamo che intervengano. Abbiamo perso due auto nell'ultima alluvione e un'altra l'abbiamo persa stavolta. La casa è praticamente da buttar via. Non abbiamo luce, acqua, gas, il cibo è da buttare. Siamo spaventati per quel che è accaduto, per quel che potrebbe accadere e per quel che accadrà ancora in questa zona se non si faranno gli interventi che ci hanno promesso. Siamo schiavi di un territorio che è instabile, ma nessuno fa niente per noi».

Ma ci sono anche storie di gente comune che in questa tragedia c’è finita senza sapere perché. C'è una intera famiglia di Caltanissetta che questo giovedì non lo dimenticherà. Erano partiti da casa per andare a trovare parenti al nord, la loro auto è rimasta coinvolta nella frana sulla strada statale, proprio ai piedi di Giampilieri superiore. Padre, madre e due figli sono riusciti a scappare in tempo, un agente di polizia ferroviaria accanto a loro non ha avuto la stessa fortuna. È rimasto schiacciato nella sua auto. L'immagine della strada, dalla quale sono state letteralmente spazzate via tutte le case intorno, è già il simbolo di questa tragedia. I sopravvissuti piangono le loro vittime, ma il dolore si trasforma presto in rabbia, la ferita in indignazione: «È successo quello che avevano previsto tutti, mesi anzi anni fa - racconta Filippo, 55 anni e un paio di botteghe sulla strada -. Botteghe che oggi non valgono niente, distrutte come sono dal fango.

Eppure avevamo chiesto tante volte gli interventi. Ci avevano promesso che sarebbero arrivati presto. Invece presto è arrivata solo la morte». Piange disperato. E la notte deve ancora arrivare.
FMC

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