Il sindacato dichiara guerra a Montanelli

Che tristezza i due «neretti» in fondo alle prime pagine del 25 luglio e del 10 agosto del 1974. Due brevi comunicazioni ai lettori: per annunciare nella prima una riduzione di tiratura, nella seconda la mancata uscita del Giornale nelle edicole. Il tutto «a causa dell’agitazione sindacale in atto nell’azienda tipografica di cui siamo ospiti». Episodi d’una guerriglia del sindacato di sinistra contro un quotidiano che dava fastidio. Montanelli vide in essa - e aveva ragione - un attentato alla libertà di stampa. Ci liberammo da quella tortura solo quando, auspice Silvio Berlusconi, ci trasferimmo in un’altra tipografia.
Grandi avvenimenti si susseguivano, in Italia e fuori, ma l’occhio di Indro era sempre per la realtà di casa nostra. Quando i «colonnelli» furono spazzati via si augurò che in Grecia non si assistesse alla sceneggiata italiana del dopo Liberazione. «Da trent’anni ci si obbliga a celebrare come un trionfo dell’antifascismo quella che fu soltanto la disfatta del fascismo». Per la strage dell’Italicus un commento «a ciglio asciutto».

Per la cacciata di Richard Nixon dalla Casa Bianca un’annotazione di geniale perfidia: «Se i Breznev e i Ciu En-Lai trattavano volentieri con lui era perché lo riconoscevano dei loro, e diciamo pure un birbante come loro».

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