Roma - Nessuna concessione sui requisiti di età. E, per il momento, poche offerte allettanti anche sulla definizione dei mestieri usuranti, per i quali dovrebbero continuare a valere le regole della pensione pre-riforma Maroni. Le ultime ore prima della presentazione della proposta Prodi sulla previdenza - forse al Consiglio dei ministri di oggi - sono state dedicate alla sinistra radicale. In particolare a Rifondazione comunista, che negli ultimi incontri con l’esecutivo si è vista riproporre l’ormai classico schema scalini-quote e l’ipotesi di escludere 10mila persone delle categorie a rischio salute dall’innalzamento dell’età pensionabile rispetto ai 57 anni. Uno schema che in altri momenti il Prc avrebbe considerato inaccettabile, ma che ora, vista la situazione politica, viene di fatto accettato. Ultima condizione rimasta (oltre all’innalzamento della soglia degli usuranti a 40mila), quella che ci sia il sì della Cgil all’intesa.
Ieri è stato lo stesso segretario generale Guglielmo Epifani a chiedere esplicitamente a Rifondazione comunista di non ostacolare un’intesa già difficile. «Rifondazione comunista - ha detto - si fermi un secondo». Ma il partito di Franco Giordano già da un paio di giorni è disposto a compiere questo sacrificio. «Noi non abbiamo problemi a fare un passo indietro. Rispettiamo l’autonomia del sindacato nell’ambito della contrattazione, poi valuteremo» l’accordo raggiunto, ha ribadito il presidente dei senatori del Prc, Giovanni Russo Spena.
L’ipotesi di accordo è per il momento immutata. Ci sono i due scalini, uno il prossimo anno a 58 anni con 35 di contributi (rispetto ai 60 previsti dalla Maroni e ai 57 in vigore fino al 2007) e a 59 nel 2009. Poi, la «quota», cioè la somma di età anagrafica e contributiva che dovrebbe scattare nel 2011. Per il momento l’asticella, piazzata dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, è a quota 98. Nel governo si vorrebbe partire da 97, per poi arrivare, dopo la trattativa con i sindacati, a 96.
L’altro corno della trattativa è quello dei mestieri usuranti. Sicuramente il governo ha messo in conto delle esenzioni più consistenti rispetto a quelle prospettate alla sinistra radicale. E c’è da aspettarsi una rincorsa tra le federazioni sindacali delle varie categorie per nuove inclusioni.
Ma il tutto dovrà essere concluso in fretta. «Entro l’estate», è l’auspicio del ministro del Lavoro Cesare Damiano, in questo d’accordo con il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, contrario a uno strascico di trattativa fino alla vigilia della finanziaria. «Nessun avviso ai naviganti - ha commentato riferendosi alla mancata convocazione - ma deve arrivare presto prima che si apra una tempesta di mare perché dopo le scialuppe non potranno più navigare». Prodi deve convocare i sindacati perché «ogni giorno che passa è perso».
Sbagliato per i sindacati arrivare a ridosso della finanziaria, con i rapporti tra i partiti della maggioranza ancora più tesi. D’altro canto l’irritazione della sinistra radicale nei confronti del Partito democratico su questi temi è sempre più evidente. Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha detto che chi, come Walter Veltroni e Massimo D’Alema, sostiene che la sinistra radicale non è sensibile al futuro dei giovani è «in totale malafede». E lascia anche intendere dove potrebbe rivalersi la sinistra radicale, quando, come probabile, sarà costretta ad accettare un accordo che non gli piace. «Il vero problema dei giovani - ha detto Ferrero - è la precarietà, infatti, noi siamo per l’eliminazione della legge 30 (la legge Biagi, ndr), il Pd no».
Una provocazione arriva da Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia e coautore della riforma previdenziale varata dal governo Berlusconi.
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