Il sindacato Rai e Di Pietro «gambizzano» Minzolini

RomaLa campagna mediatica e politica contro il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, non si è fermata nemmeno ieri. Agli attacchi portati avanti dal Pd si è aggiunta pure l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Ma i tentativi di destabilizzazione dell’ex inviato della Stampa non si sono limitati alle invettive.
L’assemblea nazionale dei comitati di redazione delle testate Rai ha alzato la voce firmando un documento all’unanimità. «Siamo tutti Tg1, siamo tutti, noi giornalisti della Rai, contro le scelte editoriali di chi occulta le notizie e rende agli italiani un pessimo servizio pubblico radiotelevisivo», si legge nella nota con la quale si chiede alla commissione parlamentare di Vigilanza (oggi si riunisce l’ufficio di presidenza) di convocare Minzolini. «Comprenda, Minzolini - aggiungono - qual è il compito del direttore di una testata del Servizio Pubblico, tenuta a raccontare e rappresentare, con tutti i punti di vista, i fatti che hanno rilevanza nella vita del Paese». La sottolineatura dei comitati «vale anche per il Tg2» ritenuto «responsabile di analoghe omissioni».
Per questo motivo l’assemblea ha dato mandato all’esecutivo Usigrai, sindacato dei giornalisti della tv pubblica, di attuare «tutte le forme di mobilitazione necessarie». Con il centrosinistra che spara a palle incatenate su Minzolini anche l’apertura di un fronte interno potrebbe rivelarsi insidiosa giacché il piano editoriale del neodirettore dovrà ricevere il gradimento dei redattori. E non è secondario che nella conferenza stampa indetta ieri da Di Pietro abbia partecipato anche il deputato Idv (ex Ds ed ex leader storico dell’Usigrai), Beppe Giulietti. Ma non tutti in Rai la pensano allo stesso modo. «La violenza contro Minzolini ricorda quella contro Montanelli che finì per essere gambizzato dalle Brigate Rosse. Una certa sinistra ritiene la Rai “cosa propria” e impazzisce non appena ci sono linee editoriali diverse», ha dichiarato Paolo Corsini, presidente dell’associazione Lettera 22 e coordinatore della corrente «Usigrai-l’Alternativa».
Le tensioni non si sono però riverberate nell’incontro tra il sindacato, il direttore generale Rai Mauro Masi e la direzione del personale per la sigla del nuovo contratto. Si è parlato di un tema classico in viale Mazzini: dare spazio alle risorse interne e Masi ha confermato come nel corso del suo mandato si sia prestata attenzione ai professionisti cresciuti nell’azienda. Ma oggi nella riunione del consiglio di amministrazione la vicenda-Minzolini potrebbe ritornare in questione. Le nomine delle direzioni di Raidue, Raitre, radio e Raisport non saranno affrontate perché il direttore generale intende presentarle in un’unica soluzione. E così, dopo il «richiamo» di lunedì del presidente Paolo Garimberti al neodirettore del Tg1, i consiglieri in quota Pd, Rizzo Nervo (che aveva paventato la risoluzione del rapporto) e Van Straten, potrebbero nuovamente soffiare sul fuoco.
Anche perché, come detto, ad alimentare le polemiche ci ha pensato Antonio Di Pietro. Minzolini, ha affermato, è «un gossipparo», anzi «l’Emilio Fede del servizio pubblico» che toglie spazio alla politica e alle notizie in tv e per questo «andrebbe licenziato per giusta causa». Il partito dipietrista ha scritto una lettera al presidente della Repubblica per presentargli il dossier sul tema e ha chiesto che in Vigilanza ci sia un’audizione dei direttori dei Tg. Di Pietro è andato oltre denunciando le future nomine di viale Mazzini. L’Idv «ha rifiutato la spartizione e un mercimonio di posti su cui a questo punto deve intervenire la magistratura».

Per il Pdl ha risposto il repubblicano Nucara. Il Tg1, ha dichiarato, «non deve inseguire ipotesi scandalistiche anche se comprendiamo che l’onorevole Di Pietro di queste sia appassionato: d’altra parte ne è un esperto».

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