Ho un’infrenabile simpatia per il sindaco di Bari Michele Emiliano benché magistrato, di sinistra e inquilino di un appaltatore del suo Comune. Con quella barba da cozza pelosa e il suo fisico quadrato lo vedo come un armadio a quattro ante, di quelli che a Bari vecchia chiamano u’ Stipòn .
Sua Larghezza Emiliano è un omone egocentrico e autoritario più per costituzione che per volontà. La sua confessione di aver ceduto alla golosità nel ricevere in dono dagli appaltatori spigole, ostriche e champagne è confermata a vista; ha la prova incorporata. Non lo considero un corrotto, ma uno scorrotto, come si dice a Bari, o un canaruto, cioè un goloso che non sa trattenersi.
Come Gesù, Emiliano moltiplicava i pesci ma per mangiarseli tutti lui. Furbo e puerile il suo tentativo plateale di offrire alla stampa i regali ricevuti. Ma mi ha colpito soprattutto la sua confessione che i pesci ricevuti erano così tanti che sua moglie -madò, dai quaaveva allestito una specie di pescheria nella vasca da bagno. (E qui parte il refrain:e se l’avesse fatto Berlusconi? Gli avrebbero imputato la strage di novellame, equivalente ittico dell’abuso di minori).
Immagino Emiliano che fa il bagno nello champagne tra le spigole e le aragoste e mangia pulpitelli e crudità alla barese, col risucchio. Una scena mitologica, col suo fisico da Poseidon.
Mi auguro che per i bisogni corporali il sindaco usasse un altro bagno, per non impregnare i pesci di aromi impropri. Curiosità: ma nel tinello aveva pure la sciala delle cozze?
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