Cronaca locale

Il «sindaco ideale» ha lo stile di Ferrante

Sondaggio commissionato dall’Opinione Piacciono anche Confalonieri e la Moratti

Gianandrea Zagato

Cinque anni spesi con assoluto equilibrio, senza mai essere di parte. E sempre pronto ad affrontare i problemi della città con lo strumento del dialogo e della collaborazione reale, quella tra le Istituzioni e le parti sociali. Ritratto del prefetto Bruno Ferrante che i milanesi scelgono come sindaco ideale. Ma il rappresentante dello Stato declina. Anche se quel quarantaquattro per cento incamerato non può che fargli piacere: segno del successo di chi si muove nell’interesse dei cittadini e «apprezza il senso civico dei milanesi, il fatto di vivere la cosa pubblica come parte di noi stessi, questo sentire il dovere di impegnarsi tutti». Virgolettato che racchiude lo spirito della volontà prefettizia.
E che - secondo il sondaggio commissionato dal settimanale L’Opinione - appartiene pure a Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset: quarantadue milanesi su cento lo vedono più che bene sulla poltrona di Gabriele Albertini confermando così quella che, annota Paolo Pillitteri, era «la preferenza» del sindaco uscente «prima delle ritrosie del milanessissimo Confalonieri a ricoprire tale ruolo». Nell’ordine c’è poi la conferma del ministro Letizia Moratti (36 per cento), seguita a ruota dal direttore del Sole24Ore Ferruccio De Bortoli e dal presidente della Provincia, il ds Filippo Penati (entrambi al 31). Seguono l’assessore Tiziana Maiolo (24)con una «significativa buona presenza», il vice-sindaco Riccardo De Corato (21), la parlamentare della margherita Patrizia Toia (16) e, last but not least, l’ex sovritendente della Scala Carlo Fontana (9).
Scelte che l’ex sindaco Pillitteri, oggi direttore del settimanale L’Opinione, commenta legandole, naturalmente, al giudizio dato dal campione statistico (1200 persone) sull’operato di Albertini. Stima che alla scadenza del secondo mandato - confrontata con una ricerca datata 2002 - si segnala per severità. Infatti, al primo cittadino uscente viene attribuita una minor capacità a risolvere i problemi (42 contro il 45 per cento) e pure una minor simpatia (dal 47 al 31). Segno per Pillitteri che per «determinati problemi» il sindaco «si è spogliato delle sue prerogative specifiche». Esempio il caso Scala, dove Albertini «in un certo senso ha delegato» Ferrante che i milanesi hanno «percepito» come «un protagonista della milanesità nella misura in cui risolve determinati problemi». Risolutore anche di controversie di «impatto pubblico, coi tranvieri o i problemi acuti dei campi nomadi».
E il futuro inquilino di Palazzo Marino - l’identikit lo vuole sposato con prole, 50enne, laico, con esperienza amministrativa - è chiamato a dare «risposte precise» sul traffico e la viabilità, sul carovita e, infine, sull’assistenza e sulla difesa delle categorie deboli. Problemi che Milano può affrontare con grande pragmatismo perché, come ricorda il prefetto, «i milanesi non aspettano mai che siano gli altri a fare, fanno e basta». E questo è il modello Milano.
gianandrea.

zagato@ilgiornale.it

Commenti