«Non ci sono colpe o responsabilità». Ma «da Milano deve partire una fase nuova del centrodestra, in grado di unificare tutte le forze moderate che in questa campagna non si sono sentite rappresentate, è questo il dato politico da cogliere». Letizia Moratti è pronta a ripartire. E a lavorare da capo a una grande coalizione con Fli e Udc. Lo sfidante del centrosinistra Giuliano Pisapia l’ha rimandata al secondo turno, ma da oggi (ri)scende in campo per vincere la partita di ritorno e blindare Milano al centrodestra. Mettendo in risalto i programmi per la città e i risultati dei cinque anni di governo della città, troppo oscurati nel rush finale della campagna elettorale dalle polemiche. Dall’inchiesta sui manifesti anti-pm del candidato nella lista del Pdl Stefano Lassini, fino al duello tv con Pisapia chiuso con la minaccia di querela al sindaco. Toni accesi che possono aver pesato sul calo di consensi, visto che fino alla scorsa settimana almeno tre sondaggi prefiguravano una vittoria al primo turno per la Moratti e la coalizione. Lo sottolinea in tarda serata, quando arriva al centro congressi di via Romagnosi, quartier generale del suo comitato. Orecchini arancioni, giacca bianca, sfodera sorrisi e abbraccia gli assessori Terzi e Moioli che hanno corso con una lista civica alleata. «Si è parlato troppo poco dei programmi e cose concrete» sottolinea. Non ha sentito il premier Berlusconi, «ho passato la giornata in famiglia». A chi le chiede se avesse abbia influito negativamente avere Berlusconi capolista, la Moratti ribadisce che «deve partire da qui una fase nuova». E «da domani (oggi.ndr.) faremo una riflessione forte sulle cause, ma il ballottaggio è una fase completamente nuova e a sè stessa».
Una giornata tesa ieri in via Romagnosi, la stessa sede scelta 5 anni fa. I collaboratori stretti arrivano alle 15 e trenta, chiusi dietro la porta che avverte «accesso consentito solo agli addetti», seguono i risultati e studiano le mosse. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Laura Ravetto, è nominata per un giorno portavoce del sindaco. Una donna e rappresentante dell’anima moderata del Pdl, il cambio di linea comincia anche da qui. Il sindaco spegne il cellulare e si barrica in casa a seguire i risultati, come nel 2006, con la figlia Gilda e la nipotina Anastasia pronta a raggiungere lo staff in nottata solo a dato consolidato. Alle 14 e 30, prima della chiusura del voto, riunisce a casa lo stato maggiore del Pdl un breve vertice sulla strategia da seguire a urne chiuse. Arrivano il ministro Ignazio La Russa, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, Maurizio Lupi, Luigi Casero, Paola Frassinetti e Maurizio Bernardo, con loro anche i suoi esperti di comunicazione e la sondaggista Alessandra Ghisleri che spiega i meccanismi degli exit poll e le proiezioni, ribadisce la parzialità dei primi dati, che non basati sullo spoglio delle schede elettorali vere e la storia insegna che possono si ribaltano nel corso di poche ore. Il primo exit poll la dà al 47 per cento e Pisapia al 43%. I presenti riferiscono che la Moratti era «molto serena», si aspettava da giorni che il ballottaggio fosse inevitabile ma la forbice così stretta è una sorpresa, cala il gelo ma la parola d’ordine è prudenza. Bocche cucite, uno alla volta i politici lasciano il palazzo, la Ravetto diretta al comitato (dove passa prima di raggiungere la roccaforte del Carroccio di via Bellerio anche il capolista della Lega Matteo Salvini), gli altri alla sede del Pdl in viale Monza per seguire lo spoglio. Nel giro di un’ora le proiezioni ribaltano il dato: è in testa Pisapia, e la forbice si allarga fino a 48 a 41%, quando arrivano i primi dati veri dalle sezioni.
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