Sabrina Cottone
nostro inviato a Kabul
«Finalmente quel giorno ci saranno solo bandiere tricolore, che uniscono, e non bandiere che dividono». È la vigilia del primo maggio ma a Kabul il pensiero di Gabriele Albertini vola già al 13 maggio, quando i milanesi festeggeranno in piazza Duomo il ritorno dalla missione in Afghanistan del corpo di armata di Milano e Solbiate Olona, comandato dal generale Mauro Del Vecchio. La manifestazione di questa mattina invece prevedibilmente colorata di rosso uniforme, preoccupa il sindaco: «Più che timore è una considerazione oggettiva. Mi piacerebbe che non ci fosse intolleranza ma esiste, è collocabile in una parte politica e utilizzata dall'attuale governo». E non contribuiscono a svelenire il clima le dichiarazioni poco concilianti di Bruno Ferrante, che ha invitato Letizia Moratti a starsene a casa: «Dopo tutti i suoi appelli all'unità e alla concertazione... Ferrante dimostra di essere un grande statista. D'altra parte lo avevo capito da tempo, grazie a tutti i tavoli che ha aperto senza chiuderne mai uno, dai tranvieri alla Scala ai campi nomadi».
Ferrante sostiene che la Moratti è una padrona e che se partecipa alla festa dei lavoratori non può meravigliarsi di essere contestata. Che cosa ne pensa?
«Con tutti i richiami alla concertazione e tutti i tavoli che ha proposto, il presidente onorario dell'Ikea dovrebbe sapere che chi si candida come sindaco della seconda città d'Italia o della prima per reddito, deve prendere in considerazione l'ipotesi di una rappresentanza collettiva più ampia. O lui pensa di poter rappresentare soltanto i funzionari pubblici?».
Lei che da sindaco non ha mai partecipato alle celebrazioni del primo maggio, che cosa ne pensa della decisione di Letizia Moratti di essere in piazza?
«È stata invitata dai tre segretari confederali per riparare al danno del 25 aprile. Poi la Fiom e i sindacati della scuola hanno detto: allora noi non veniamo perché lei è una nemica di classe. Quella di Ferrante è una visione ideologica, non vorrei che si fosse fatto influenzare da marxisti-leninisti. Per essere sindaco di Milano ci vogliono almeno 350.000 voti e non ci sono 350.000 padroni, forse padroncini...».
Ferrante contesta anche l'alleanza della Moratti con i fascisti.
«Un'alleanza con i fascisti non è possibile per legge perché sarebbe reato di apologia. Ma con i post-fascisti un'alleanza si può fare, perché se abbiamo un presidente della Camera post-comunista non vedo perché non si possa siglare un'intesa elettorale».
Teme che accadranno contestazioni simili a quelli avvenuti il 25 aprile?
«Ho la speranza che vada diversamente ma c'è una componente della sinistra estremista, massimalista e in certi casi facinorosa che non è compatibile con il sistema democratico. Non ammettono che qualcuno possa avere un'opinione diversa dalla loro. La sinistra non può prendere le distanze se poi mette in lista e manda in Parlamento rappresentanti dell'antagonismo. Non hanno permesso l'adesione alle celebrazioni per la Liberazione a Letizia Moratti e hanno contestato persino il padre partigiano, del quale ho visto la tessera col timbro di Giustizia e libertà, delle brigate socialiste e del Cnl».
Le dispiace essere lontano da Milano questo primo maggio?
«Siamo a Kabul per un motivo importante, che è dare sostegno ai militari che insieme alla città di Milano cercano di dare supporto questo popolo martoriato da anni di guerra.
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