Politica

Siniscalco: cinque mosse per rilanciare l’Italia

«L’Italia deve risolvere i suoi guai da sola senza chiedere aiuti all’Europa»

Gian Battista Bozzo

da Roma

«Nessuna manovra restrittiva, che sarebbe come obbligare un malato a fare la dieta», ma una terapia d’urto il cui primo passo sarà un Dpef di qualità per la finanza pubblica e per la crescita. Mancano pochi giorni al varo del Documento di programmazione economica e finanziaria, e Domenico Siniscalco ne traccia le linee guida davanti a diverse migliaia di imprenditori del commercio riuniti per l’assemblea annuale.
Sarà un Dpef «snello», spiega il ministro dell’Economia, concentrato su cinque punti: 1) maggiore semplificazione, che significa più libertà d’impresa, minori sussidi e meno barriere all’entrata; 2) meno tasse e meno sommerso, meno evasione fiscale e meno regole, con l’obiettivo di allargare la base imponibile attraverso la lotta all’evasione per poter abbassare le aliquote; 3) più investimenti pubblici, perché quando il ciclo è negativo bisogna «spingere, spingere, spingere» sugli investimenti nelle grandi opere, nella logistica, nelle città; 4) qualità più elevata nella finanza pubblica, quindi «più trasparenza, meno una tantum, meno salti mortali, meno spesa corrente e più spesa in conto capitale», per gli investimenti; 5) rilancio del potere d’acquisto dei cittadini, «tenendo bassi i prezzi e le tariffe, come abbiamo fatto anche di recente» col decreto che blocca gli aumenti delle bollette elettriche. Fra le iniziative anti-evasione, anche una «cartina provinciale del sommerso».
Tutto questo, afferma Siniscalco, fa parte di una politica economica nazionale che deve essere orientata alla crescita. Il ministro non nasconde la pericolosità dei dati, come quello sulle vendite al dettaglio di aprile, che sono volatili ma rappresentano situazioni da affrontare. «L’Italia deve risolvere da sola i problemi di sviluppo, non può chiedere aiuto all’Europa che già ha fatto la sua parte con la riduzione dei tassi d’interesse», dice. Con Bruxelles e con Londra (che assume dal primo luglio la presidenza di turno dell’Ue, ma che rappresenta anche la prima piazza finanziaria europea), aggiunge il ministro, bisogna invece negoziare un sentiero di rientro dal deficit pubblico. Quanto al debito, Siniscalco ricorda a Sergio Billè che la comunità finanziaria internazionale ci dà atto di averlo gestito al meglio.
Al presidente della Confcommercio, che sollecita l’eliminazione dei sussidi alle imprese, il ministro risponde: «Sergio, mi inviti a nozze: non è coi sussidi che si fanno i soldi, ma con l’innovazione. Ho molto apprezzato - aggiunge - l’invito ad abbandonare gli egoismi e concentrarci sulle priorità. Non ha senso metterci a lottare su una tortina, su un buondì rinsecchito - dice Siniscalco a Billè, che di dolciumi s’intende -, dobbiamo invece far crescere la torta». E, aggiunge, non si possono solo chiedere sacrifici; bisogna far intravedere «la luce in fondo al tunnel».
Silvio Berlusconi, presente all’assemblea della Confcommercio, annuisce e dice di condividere pienamente le parole dei ministro dell’Economia. È questa la sola dichiarazione del premier che, dopo un rapido saluto al finanziere Stefano Ricucci e un altrettanto breve scambio di parole con Maurizio Beretta, direttore generale della Confindustria, lascia l’Eur senza altro aggiungere. Mentre il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, presente all’assemblea, parla di «relazione molto vivace» di Billè, e di replica altrettanto vivace, «e speriamo costruttiva» di Siniscalco.
Non manca, infine, una parola su un problema che interessa molto i commercianti: quello dei ticket restaurant.

«La legge che regola il settore va cambiata, serve ordine» dice Siniscalco, che intende tutelare sia gli esercenti nei loro rapporti con le società che emettono i ticket, sia i lavoratori che li utilizzano per i loro pasti.

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