Politica

Siniscalco: nuove regole Il governo vuol cancellare il mandato a vita

Gian Battista Bozzo

da Roma

La palla della difficile partita Bankitalia torna nelle mani del governo. Non c’è stata alcuna votazione al termine del Cicr, dopo la relazione di Antonio Fazio, lunga (25 cartelle), puntigliosa e formale. Non c’è stato un documento conclusivo, non assoluzioni, tantomeno condanne. La partita va avanti, si sposta dal campo tecnico-giuridico a quello politico, e punta verso una direzione precisa: la riforma dello statuto della Banca d’Italia.
Per il mandato a termine e la maggiore collegialità nelle decisioni, non autoriforma dunque, ma intervento del governo e del Parlamento. «Noi - avrebbe detto, secondo indiscrezioni, Domenico Siniscalco a Fazio - siamo convinti della correttezza del suo comportamento. Ma ci sono stati più di cento articoli del Financial Times su queste vicende, ed è emerso un problema di credibilità». Al ministro dell’Economia ha dato man forte Gianni Alemanno. «Non teme - ha detto il ministro delle Politiche agricole rivolgendosi a Fazio - di aver usato troppa discrezionalità nelle sue scelte»? I due ministri hanno sostenuto la necessità di una riforma, prendendo come modello la Bce: dunque, mandato a termine del governatore e maggiore collegialità delle decisioni.
Che la direzione imboccata dal governo nel «dopo-Cicr» sia quella di riappropriarsi del caso Bankitalia è testimoniato dalle parole di Claudio Scajola e Sandro Bondi, e dalla netta posizione assunta da An. «Il governatore è stato esauriente nell’esposizione dei fatti - riconosce il ministro delle Attività produttive, che nei giorni scorsi aveva parlato del problema con Silvio Berlusconi - : a questo punto la palla passa al governo. C’è un problema di credibilità, di cui è bene si occupi il Consiglio dei ministri, alla presenza del premier». Forza Italia, aggiunge Sandro Bondi, si riconosce nelle proposte di Siniscalco: «Bisogna approvare - dice - nuove regole, partendo dal ddl risparmio». Ancora più chiaro Gianfranco Fini, che afferma: «L’ipotesi di un mandato a termine per il governatore della Banca d’Italia debba essere presa in seria considerazione». Anche la segreteria Udc si dice favorevole a una «incisiva riforma».
Nel merito dei casi Antonveneta e Bnl, Fazio ha ottenuto dai ministri presenti al Comitato per il credito e il risparmio il riconoscimento d’aver operato secondo le regole. Nessun rilievo formale alla sua ricostruzione dei fatti. «Una prima analisi della relazione presentata dal governatore - osserva Alemanno - appare sufficiente per diradare i dubbi sulla correttezza personale dei vertici della Banca d’Italia». Il Cicr ha preso atto della relazione, ne ha chiesto la pubblicazione. Siniscalco, che prima dell’inizio della riunione ha brevemente incontrato vis-à-vis il governatore, farà a sua volta un rapporto al Consiglio dei ministri del 2 settembre. Per quell’occasione, dovrebbe essere pronto anche il documento del Guardasigilli Roberto Castelli - ieri presente come «invitato» alla riunione - sulla questione delle intercettazioni telefoniche.
Resta aperto il problema politico sulla riforma delle regole. La moral suasion è uno strumento attuale in un mercato bancario europeo aperto? La discrezionalità del governatore, rafforzata dal mandato privo di limiti temporali, è eccessiva? È immaginabile, dopo la privatizzazione del sistema creditizio, conservare l’intreccio azionario fra istituto vigilante e banche vigilate? Queste le domande a cui deve dar risposta Siniscalco. La strada per la riforma statutaria di Bankitalia dovrebbe passare per il testo della legge sul risparmio, che a metà settembre riprende il suo iter al Senato. «Mi auguro che da oggi incominci un dibattito costruttivo fra i politici che avranno la pazienza di leggere la relazione - dice Luigi Grillo, senatore di Forza Italia vicino al governatore -, poi il Consiglio dei ministri deciderà, tenendo conto che esistono precisi orientamenti in Parlamento».
Alemanno parla di emendamento al ddl risparmio, sostenuto se necessario dal voto di fiducia. Ma deve fare i conti con l’ostilità della Lega. Il governo non deve occuparsi della riforma di Bankitalia», dice Roberto Maroni. È agli atti parlamentari, inoltre, una lettera della Banca centrale europea che in sostanza dice questo: l’approvazione di norme sul risparmio spetta certamente al Parlamento, ma le riforme statutarie degli organismi di una banca centrale li definisce la banca stessa.

Uscita dalla porta, l’autoriforma potrebbe dunque rientrare di soppiatto dalla finestra.

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