Sinistra apocalittica: «Legge devastante»

Prodi: «Rischi gravissimi». Rutelli: «Sarà bocciata dal voto degli italiani»

da Roma

Non hanno disertato l’aula, ma sono stati presenti per votare, inutilmente, «no». E per affossare la devoluzione con aggettivi di cui il più propositivo è: «riforma scellerata».
Prima di entrare in aula, i deputati dell’Unione hanno ascoltato il discorso di Romano Prodi, poi hanno assistito, di malavoglia, alla vittoria della Cdl e della Lega. Proprio la requisitoria del leader dell’Unione ha innescato la reazione del premier («Prodi ha toni da guerra civile»), ma tutte le voci della coalizione sono state comunque improntate allo sdegno e alla pugna mediatica.
Le parole di Prodi nell’aula regina di Montecitorio davanti ai deputati del centrosinistra sono state apocalittiche: «A pochi mesi dalle elezioni, una maggioranza divisa e frammentata al suo interno e priva di capacità di guida al suo esterno, sta per dare, con il voto sulla devolution, il colpo definitivo alla nostra Costituzione». Prodi ha quindi ricordato che nell’aula dei «nostri padri costituenti», piccoli uomini e piccole donne di questa maggioranza tenteranno «l’ultima sortita, la più grave la più devastante». Per il Professore la maggioranza vuole «togliere agli italiani la sua anima». Tutta l’Italia, ha quindi concluso Prodi come un generale all'esercito, «vede i rischi gravissimi di scollamento e di imbarbarimento che vi sono nel lasciare una parte sempre più ampia del Paese priva del sostegno attivo e convinto di tutta la comunità nazionale». Poi ha invitato Berlusconi «a leggere il mio intervento» pubblicato «sul mio sito» e a «trovarci una sola parola che invita alla guerra civile».
Dettata la linea, l’Unione l’ha mantenuta nelle dichiarazioni dei suoi leader. In aula Piero Fassino ha gridato allo «strappo istituzionale».
«Ci presentate una devolution - ha detto - che allontana le riforme del Paese e lo fate perché dovete pagare il conto alla Lega». Poi, rivolto ai banchi di Alleanza nazionale: «Non basta sventolare il tricolore quando viene calpestato in quest’aula».
Dopo l’approvazione, il presidente della Margherita Francesco Rutelli ha rilanciato invece il referendum: «Siamo certi che questo accordo scellerato per far contento Bossi e la sua devolution verrà bocciato dal popolo italiano». La devolution provocherà «uno sconquasso», per Beppe Fioroni (Dl), mentre secondo il capogruppo Pierluigi Castagnetti «è frutto di un commercio simoniaco dentro la Cdl». Da Reggio Emilia, in serata Prodi ha ribadito ancora: «La devolution è una riforma estremamente pericolosa per il nostro Paese». I governatori dell’Unione non sono stati meno agguerriti.

Per Piero Marrazzo (Lazio) la legge è «un altro passo verso il declino del Paese, per Vasco Errani (Emilia Romagna) «si rivelerà un danno», per Antonio Bassolino (Campania) «porterà caos istituzionale», secondo Claudio Martini (Toscana) «avrà un effetto disgregante».

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