La sinistra assalta il treno: occupate anche le Ferrovie

Antonio Signorini

da Roma

Il suo nome era spuntato alla fine dell’estate, al termine di una guerra di candidature lanciate e affossate in un gioco di veti incrociati tutti interni alla maggioranza di centrosinistra. E alla fine la soluzione al puzzle delle nomine delle Ferrovie dello Stato, che ha impegnato soprattutto Democratici di sinistra, Margherita e prodiani, è stata proprio quella che era stata data più probabile nelle ultime settimane: Innocenzo Cipolletta sarà nominato alla presidenza. La guida del consiglio di amministrazione andrà invece a Mauro Moretti.
La notizia è arrivata ieri sera poco dopo l’annuncio ufficiale delle dimissioni di Elio Catania. Il presidente delle Ferrovie lascerà il suo incarico a partire dalla prossima assemblea dei soci che si terrà a breve. A Catania sono andati i ringraziamenti rituali del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa che ha detto di apprezzare «i significativi risultati conseguiti» e «la sensibilità dimostrata nel comprendere l’esigenza di un avvicendamento in questa delicata fase di passaggio». Lui ha difeso il suo operato al vertice delle Fs dicendosi «soddisfatto dei risultati raggiunti in questi due anni, grazie anche al lavoro di tutta la squadra. So - ha aggiunto - di lasciare il Gruppo Fs più forte sul piano della sicurezza, dei nuovi servizi, dell’efficienza; significativi progressi sono stati fatti nel campo delle tecnologie e degli investimenti. Sono consapevole che tanto resta ancora da fare».
Per la sua poltrona il ministero dell’Economia, unico azionista di Fs, indicherà l’attuale presidente del gruppo editoriale del Sole24ore, ex vicepresidente di Confindustria dell’era di Giorgio Fossa. Tra le altre cariche, Cipolletta è presidente di Ubs corporate finance Italia e dell’Università di Trento. Per la carica di amministratore delegato, è stata invece scelta la via interna. Nel senso che è stato promosso l’attuale amministratore di Rete ferroviaria italiana, un manager che viene dal sindacato e non ha mai nascosto le sue simpatie per la sinistra e, più in particolare, per i Ds.
La soluzione è piaciuta a Cgil, Cisl e Uil che hanno accolto la notizia con argomentazioni identiche. «Sono due personalità di grande valore, sperimentati, che daranno il loro apporto alle Ferrovie», ha commentato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, sicuro che ne trarranno giovamento le relazioni industriali interne all’azienda e i cittadini. Per il leader della Uil Luigi Angeletti, i due manager sono «persone capaci, competenti e sapranno fare uscire le Ferrovie dello Stato dalle difficoltà in cui versano». Il sindacato della sinistra punta il dito contro il presidente uscente: «Di certo non lo rimpiangeremo», ha detto il segretario confederale Cgil Nicoletta Rocchi, sicura che «le ferrovie hanno raggiunto un punto di non governo. Il problema della sicurezza e della puntualità sono sotto gli occhi di tutti. Ora anche i conti dell’azienda sono arrivati a livelli di guardia».
La rivoluzione ai vertici delle Fs non è stata indolore. Moretti si era assicurato la poltrona di amministratore delegato fin dalla primavera scorsa. E in questi mesi nessuno ha messo in discussione la sua candidatura. La carica di presidente ha invece stimolato vari appetiti. Prima dell’estate il nome più accreditato sembrava quello di Fabio Fabiani, che a un passo dal traguardo è stato bloccato dalla Margherita. Il presidente dell’Acea, azienda municipalizzata romana dell’energia, secondo Francesco Rutelli era troppo vicino ai Ds. Poco dopo è stato tirato in ballo anche l’ex ragionere dello Stato Andrea Monorchio e il manager ed ex ministro Paolo Baratta, anche lui caduto per un veto Dl, questa volta perché troppo vicino al presidente del Consiglio Romano Prodi.
Tra i nodi che Cipolletta e Moretti dovranno affrontare c’è quello dei conti del gruppo, cronicamente in rosso.

E la soluzione potrebbe passare per un innalzamento delle tariffe. Poi dovranno mettere mano all’assetto societario del gruppo, anche se un vertice spostato a sinistra dovrebbe bloccare il processo di «spacchettamento» delle varie società che fanno capo a Fs.

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