Caro Granzotto, finalmente il Cavaliere è passato al contrattacco! Era ora che gliele cantasse chiare a quanti tentarono con argomenti risibili di silurarlo. Il governo fa e fa più di quelli che lo hanno preceduto. La vita privata è appunto privata e non se ne deve certamente dare conto a Repubblica. Berlusconi non è ricattabile e alla Rai, servizio pubblico pagato dal contribuente, non è consentito attaccare il governo. Alleluia! Da tempo aspettavo parole così chiare e tali da zittire lopposizione.
Vedere il Cavaliere che fa quadrato e rintuzza le sconsiderate aggressioni dei «sinceri democratici» e dei DAvanzo di complemento, fa un gran piacere, su questo non ci piove, caro Valle. Seguire il progressivo striminzirsi tipografico delle famigerate «dieci (nuove) domande» rivolte a Berlusconi e il loro sbatacchiare da una pagina allaltra, come nei giornali si fa per le estrazioni del lotto o i tappabuchi in genere, è cosa che diverte e rallegra al tempo istesso. Specie se nel frattempo la Puglia, che avrebbe dovuto essere la Coventry del Papi sempre più si rivela lHiroshima della sinistra, con Niki Vendola che frigna ricusando il Pubblico ministero incaricato dellindagine (Marco! Marco (Travaglio)! Perché non parli, perché non intervieni mazzolando ben bene lo stralunato Vendola che osa mettere in dubbio lautonomia e lindipendenza e i valori e gli adamantini princìpi dun magistrato? Eh?). Questa è la torta, caro Valle, ma non basta perché cè anche la ciliegina rappresentata da un antico, logoratissimo grido di battaglia comunista che in bocca a un democristiano col ciuffo ti fa morir dal ridere: mobilitazione. Forse un colpo di sole o forse una botta di sonno della ragione, chissà, hanno infatti indotto Franceschini, il nostro impareggiabile Ciccio Formaggio, a suonare ladunata: se Berlusconi «non la smetterà con questa arroganza - ha proclamato - da settembre noi chiameremo a raccolta tutte le forze della società civile disposte a mobilitarsi». Non so lei, caro Valle, e non so Berlusconi, ma io già tremo al pensiero che a settembre, coi primi freschi, la società civile o almeno quella parte disposta a farlo scenderà in campo. Con tutta la sua dirompente potenza di fuoco. Vedo già i salotti, gli attici e le terrazze ridotte a trincee, vedo barricate composte da pile di mozzarelle, pomodori pachino, bresaola con la rucola, calici di frizzantino. E dietro, lo scolapasta in testa e in pugno la bandiera delle escort, la società civile che digrigna i denti. Non sia poi che prendano le armi i girotondini! Se la ricorda, caro Valle, quella cretinata dei girotondi? Il «ceto medio riflessivo», per dirla con uno degli inventori della cretinata, il professor Pancho Pardi, che tenendosi per mano intrecciava caròle davanti a questo o quel palazzo del Palazzo? Fra un volteggiare di pashmine e di cosucce Prada, di Lacoste e di botton-down? Sembrò, allora, che gli chicchissimi riflessivi stessero per innescare la rivoluzione, con Nanni Moretti nei panni di Robespierre e Flores dArcais in quelli, noblesse oblige, di Saint Just. Ma siccome a insistere coi girotondi poi ti fanno male i piedi, non se ne fece nulla. Non è detto però che alla rinfrescata, tonificati dalla lunga vacanza (ovviamente «intelligente»), non ci riprovino. Daltronde è ben noto il potere carismatico di Franceschini, il magnetismo che esercita sulle genti, figuriamoci poi sul ceto medio riflessivo.
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