Gianandrea Zagato
Se trovate un programma elettorale di cento e più pagine, be non è quello di Bruno Ferrante. Laspirante sindaco del centrosinistra ne rinvia quotidianamente la presentazione: insieme a quelli che Dario Fo definisce «vecchi catorci della politica», lex prefetto è troppo impegnato a lavorare e limare sui nomi dei candidati della sua lista civica, sia quella per Palazzo Marino che per tutte le nove zone di Milano.
Impegno non da poco: infatti, Ferrante non riesce a mettere insieme quei sessanta-candidati-sessanta che, nella corsa per il Comune, dovrebbero rappresentare «la società civile e il mondo riformista, cattolico, liberale e professionale» e poi allappello per le nove zone della città mancano ancora centocinquanta aspiranti consiglieri su trecentocinquanta. Meglio, quindi, per lufficio stampa dellex prefetto ripetere lelenchino dei soliti noti già in lista (o quasi): Augusto Castagna, Luigi Corbani, Guido Aghina, Marco Granelli e Luca Beltrami Gadola ma anche Anna Mangiarotti, Carlo Montalbetti e Giacomo Properzj. Cognomi che, in qualche caso, riportano a un passato duramente contestato da Nando Dalla Chiesa e dalla sinistra radicale vicina a Fo: reclamo a un maggior rispetto per lo stomaco degli elettori che non ha sortito leffetto sperato ma solo laccusa di disfattismo. Come dire: meglio star zitti, sopportare il disagio che cercare una soluzione perché, questo è il leit motiv ferrantiano, sindebolisce altrimenti il centrosinistra già alle prese con lanalisi del dato elettorale.
Ma anche questa lettura consiglia allex prefetto di fare un passo indietro quantomeno sulla sua lista nei parlamentini: «Presentare la lista civica Ferrante anche nelle nove zone della città significa fare concorrenza alle liste dei partiti» rivela Roberto Caputo (Margherita), «sappiamo che la lista civica per Palazzo Marino aggrega consensi e che nelle zone è invece più difficile possa garantire valore aggiunto» aggiunge Franco Mirabelli, segretario provinciale Ds. Valutazioni inequivocabili che non si traducono però nellunico atto consequenziale sperato dalle due gambe dellUlivo: lex inquilino della prefettura risponde picche, «non vale la pena aprire un dibattito, dividersi su questa eventualità: Ferrante decide e noi ne prendiamo atto» chiosa Mirabelli.
Già, meglio alzare bandiera bianca e cedere che scatenare nuove polemiche pure sui parlamentini, dopo che Fo con la sua macchina da guerricciola tenta la conquista di Palazzo Marino ottenendo un primo risultato: spaccare il centrosinistra, togliere consensi a Rifondazione e imporre lagenda del «fare». Risultati che convincono anche Antonio Di Pietro a schierarsi con il premio Nobel: «La lista Uniti con Fo per Milano è una novità e come tutte le novità va ben accolta» dice il coordinatore regionale dellItalia dei Valori. «Martedì nellincontro con Fo cercheremo di individuare i punti in comune senza però snaturare lidentità dellelettorato dellItalia dei Valori». Assemblaggio elettorale che mette insieme pure la Sinistra rossoverde ovvero gli ex Comunisti italiani - Giampaolo Agostinelli, Andrea Sanclemente e il senatore Gianfranco Pagliarulo - che si definiscono di «sinistra-sinistra» e che alle amministrative, prima dellofferta di Fo, si sarebbero candidati con il Sole che ride.
Problemino non da poco per Ferrante che, voti alla mano, comprende sempre più quanto sia obbligato a cedere, a far proprio il programma «aperto e di sinistra» di Fo e dei suoi supporter.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.