«Lopposizione in Italia non la fa più nessuno, è bene che rimanga almeno la satira» ha dichiarato laltro giorno a La Repubblica Antonio Cornacchione, uno che di professione non fa il politologo, ma il comico. La decadenza della sinistra in fondo nasce da qui, da quando ha cominciato a farsi dettare la linea da quelli del varietà e ha accettato lidea che fa politica solo chi vince e a chi perde non resta altro che riderci sopra (o piangersi addosso, a seconda degli stati danimo).
È un atteggiamento curioso, legato però a un vizio congenito, quello che siccome governare può essere impopolare, perché implica delle decisioni e delle scelte, è preferibile farlo lottando comunque contro e scaricandosi di ogni responsabilità. Alla fine gli italiani hanno pensato che tanto valesse farne a meno.
Sempre su Repubblica, e stando allintellettuale francese Marc Lazar, la base sociologica della sinistra doggi in Italia «è ridotta a individui sulla cinquantina, che vivono nelle grandi città, hanno un alto livello di istruzione e lavorano nei settori pubblici». Fa un certo effetto pensare che quella che era una volta la forza popolare per eccellenza, la classe operaia e le masse, i lavoratori e la povera gente, adesso sia fatta di grand commis, dirigenti e dipendenti statali, professori universitari, quadri intermedi. Hanno perso per strada la gente, ma continuano a parlare e a comportarsi come se la rappresentassero. Forse dovrebbero cominciare a chiedersi quanto quella gente intanto sia cambiata, incalzata da nuove priorità, preoccupazioni, interessi, paure, cambiamento di status.
Cornacchione è un bravo comico, Lazard uno stimato sociologo della politica.
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