«Una battaglia politica, ma soprattutto una battaglia di libertà». La foga è quella di famiglia. A Stefania Craxi non si fa in tempo a far la domanda, che già arriva la risposta. Candidata alla Camera nel collegio Lombardia 1, Forza Italia le ha assegnato un prestigiosissimo numero 5, alle spalle dei super big nazionali.
Quasi-onorevole Craxi, una candidatura comoda comoda?
«No. Io la mia scelta lho fatta a luglio, in un momento non certo facile per il centrodestra».
E allora?
«Ho pensato che proprio per questo servisse il contributo di tutti».
Diceva di una battaglia di libertà?
«Voglio svelare al Paese la vera natura di questa sinistra conservatrice e illiberale che utilizza un linguaggio vile e oltraggioso contro lavversario politico. E che usa larma antidemocratica della giustizia politica».
La giustizia è sempre un tema caldo, soprattutto quando ci si avvicina alle urne.
«È ora di spezzare quel vincolo perverso che lega quella che chiamano sinistra a una parte della magistratura».
Unaccusa pesante.
«Basta guardare alle candidature di Gerardo DAmbrosio a Milano o di Michele Emiliano a Bari. Oppure a quando di fronte a unemergenza sicurezza nel Paese, loro impiegano mezzi, uomini e risorse per dare la caccia al presidente del Consiglio, alle sue aziende, ai suoi amici e financo ai suoi alleati».
La proposta alternativa di Stefania Craxi?
«Portare nel futuro i valori del riformismo socialista e liberale che mi ha insegnato mio padre».
In concreto?
«La necessità di misurare le idee di progresso con la realtà. La visione di una società pacifica, tollerante, dove prima di dare del criminale a un avversario politico ci si pensa due volte».
Una parte di socialisti, però, ha deciso che il futuro del socialismo è nel centrosinistra.
«Da mio padre ho imparato lorgoglio e che una parte del socialismo si è sottomessa al partito comunista. Se i socialisti della sottomissione hanno deciso di stare a sinistra, questo a me non interessa. Certo contesto la legittimità della pretesa dei Ds di rappresentare la sinistra».
Motivi.
«Il socialismo liberale e riformista combatte la povertà, la sinistra comunista pensa a combattere la ricchezza».
Sicura?
«Il programma di tassazioni è la miglior conferma».
E a sinistra cè anche Antonio Di Pietro. Personaggio non troppo comodo per un socialista.
«Cè Di Pietro, ma ci sono anche Fassino, DAlema, Violante. Gente che ha seppellito i socialisti sotto un cumulo di infamie. Tutti rappresentanti di una sinistra cattocomunista che ha usato larma della giustizia contro gli avversari politici».
Suo fratello Bobo non la pensa così.
«Anche lui sarà un socialista della sottomissione. Mio padre mi ha insegnato a riconoscere gli avversari».
Quali sono?
«I poteri forti e i loro giornali, i cattocomunisti, i magistrati che fanno politica. Gli stessi avversari politici di Silvio Berlusconi».
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