La scuola è dignitosa, grande, allegra. Disegni e scritte all’ingresso decantano la multietnicità come ricchezza della società moderna. Benvenuti alla scuola elementare di via Paravia di Milano, che ha conquistato un primato nazionale: aver confezionato per il prossimo anno un’intera classe di soli stranieri. Qui, a differenza della concorrente elementare Pisacane romana, non c’è neppure un italiano. Sono proprio tutti stranieri, di diverse etnie, dai cinesi agli arabi, dai filippini ai nordafricani. Tutti bambini che da settembre saranno accompagnati da genitori stranieri in una scuola italiana, con maestre italiane che insegneranno ai nuovi alunni la nostra lingua e la nostra cultura. E i bambini italiani della zona dove sono finiti? Si sono iscritti in altre scuole, dove la presenza degli immigrati è meno schiacciante.
Qualcuno potrebbe accusare la scelta dei genitori italiani di «razzismo», termine inflazionato e abusato. È stata sbandierato dalla sinistra quando la Lega aveva proposte delle classi differenziate per far imparare la nostra lingua ai bambini stranieri in difficoltà. Ma la realtà ha fatto rientrare dalla finestra ciò che era stato buttato fuori dalla porta. Nonostante gli slogan politici, le classi differenziate esistono di fatto e non solo in via Paravia dove ormai è stato fatto l’en plein di stranieri. Esistono anche a Genova, a Torino, a Roma in una scuola in cui uno solo alunno italiano varcherà la soglia di una classe con tutti stranieri. E gli italiani scappano da una realtà che ritengono profondamente ingiusta. Ma non c’è ombra di razzismo in questa scelta. Piuttosto, gli italiani si sentono discriminati nella loro città dove hanno il diritto di mandare i propri figli in scuole italiane dedicate ai bambini italiani, innanzitutto. Troppi stranieri, lo ammettono anche gli esperti più tolleranti, rallentano il programma di studi. Inoltre, soprattutto se si tratta di etnie nord-africane, rifiutano l’integrazione con gli italiani, non socializzano e i genitori non mandano i bambini alle feste o alle merende con i compagni di classe.
Insomma la realtà nelle nostre scuole è cambiata, attualmente si contano quasi 650mila iscritti stranieri di 150 etnie diverse e, tempo due o tre anni, gli stranieri supereranno il milione. Vanno presi dei provvedimenti che favoriscano un’integrazione vera e non solo sulla carta. La scuola va attrezzata, dicono alla Cgil. Ma qualcuno si è già mosso. A Milano, saranno avviati quattro centri per l'orientamento scolastico delle famiglie straniere che servirà a garantire una più equilibrata distribuzione delle iscrizioni degli stranieri delle elementari e medie. A Vicenza, invece, le quote di ingresso sono già una realtà. Il comune ha stabilito un limite massimo di alunni stranieri per ogni classe pari al 30-35%. Una decisione che verrà probabilmente applicata anche a Roma. Ma anche i dirigenti scolastici ammettono che distribuire gli stranieri nelle diverse scuole di quartiere siano la soluzione per ottenere un equilibrio tra accoglienza e scolarizzazione. «Le quote di ingresso per gli stranieri sarebbero sacrosante» spiega Giovanni Del Bene, direttore del polo di via Dolci a Milano.
Ormai sono sei su dieci alle elementari e alla materna il rapporto sale: sette a dieci. Gli italiani della zona, se possono, cercano soluzioni più equilibrate. Ma anche per quest’anno la ghettizzazione resta. Al contrario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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