La sinistra e il de profundis del gentil sesso

Caro Granzotto, sono allibito. Non pensa lei che dovremmo essere in vista della dirittura d’arrivo, ovvero che per questa sinistra sia maturato il tempo di chiedere scusa e attuare un suicidio politico di massa? Un nuovo scandalo sessuale. E, guarda caso, trattasi di rapporti che di «normale» non hanno proprio nulla. Il direttore di Avvenire, il portavoce di Prodi, i preti ai vari livelli, i rampolli della Fiat, il presidente della Regione Puglia e ora quello del Lazio... Si diceva un tempo che il pertugio «sconveniente» era quello più alla portata dei poveri! E si diceva anche, nella perfida Albione, che la destra si segnalava per gli scandali di ordine sessuale mentre la sinistra primeggiava in quelli a sfondo economico al fine di potersi creare uno status monetario atto a emulare le sane attitudini della destra! Eppure qui in Italia sono i ricchi che intingono e ci sguazzano (honny soit qui mal y pense) in modo innaturale o stravagante! Ai mie tempi erano definiti «malati» (e costituivano un autentico dramma per la famiglia e anche per i vicini di casa), ovvero «viziosi» o «sporcaccioni». Oggi invece se ne vantano, ne vanno fieri, fanno i Gay pride, sfilano a gruppi o a orde e sembra quasi siano costituiti in maggioranza talché non sarebbe fuori luogo - e forse vincente, per loro - creare un acconcio partito «mirato». Grazie a loro, con tutti i loro «avanzi» noi «normali» viviamo l’età dell’oro! Ah, se anche i loro padri avessero avuto simile vocazione! Bisognerebbe forse creare un movimento di opinione, forse inattuale quanto intempestivo, atto a ripristinare gli schemi delle origini del mondo e della vita, ma egoista come sono, me la faccio andare bene così! «La puissance de la chatte... c’est juste à la fin...».

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Le sue considerazioni sono politicamente scorrette, caro e dotto Zamberletti. Ma al tempo stesso legittime, visto che proprio l’interessato, Piero Marrazzo, ha parlato di «vergogna» precisando di provarla, la vergogna, per essersi da lunga pezza accompagnato con le Natalie e le Brendone, donne al sembiante, ma nella sostanza maschi attrezzati di tutto punto. Ora, noi non siamo nati ieri. Abbiamo fatto la scuola dell’obbligo e dunque sappiamo bene cosa in italiano s’intenda per vergogna. Questo: sentimento di mortificazione derivante dalla consapevolezza che un’azione, un comportamento, un discorso ecc., sono disonorevoli, sconvenienti, ingiusti, indecenti o laidi. Se dunque un esponente di rango della sinistra antropologicamente diversa, della sinistra che detiene il monopolio del bon ton democratico, della sinistra che ha voluto eleggere al Parlamento, tempio d’ogni squisitezza ugualitaria, l’inconsueto Vladimiro Luxuria, se un uomo con questo po’ po’ di pedigree, dicevo, afferma che coricarsi con le Natalie e le Brendone è disonorevole, sconveniente, ingiusto, indecente e laido, be’ non resta che prenderne atto. Ferma restando, però, la sorpresa nel vedere proprio quel milieu «sinceramente democratico» e incline all’atto impuro con l’abnorme isterizzarsi per le quote rosa, pubblicare appelli per la dignità delle donne «offese» da Papi. Il quale sarà quel che sarà, ma vivaddio soccombe alla millenaria, incontrastata «puissance de la chatte», come la chiama lei, caro Zamberletti, e che tanta parte ha avuto nella storia dell’umanità. Poche storie: in ciò facendo si cantano gli osanna al gentil sesso, altro che offenderlo.

A umiliarlo e cantarne caso mai il de profundis è quella larga parte della sinistra sircaniana e marrazziana, vendoliana e boffiana che da un lato raccoglie indignata il grido di dolore di Rosy - fifty fifty - Bindi, «Io non sono a sua disposizione», dall’altro le fa marameo e s’inguatta con le Natalie e le Brendone.
Paolo Granzotto

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