Marina Gersony
«Gli occidentali hanno ragione a difendere con tutti i mezzi la loro cultura e identità. Gli italiani e i governi europei fanno bene a chiedere più controllo verso quegli immigrati che possono risultare una minaccia per la sicurezza e applicare, anche senza dichiararlo, la tolleranza zero verso gli stranieri pericolosi».
Parole di Nacéra Benali, 38 anni, giornalista algerina che vive a Roma ed è corrispondente in Italia del quotidiano El Watan, uno dei maggiori quotidiani maghrebini. Nacéra, musulmana laica, non ha paura di dire quello che pensa, una franchezza che le ha causato non pochi guai: è stata la prima e unica giornalista donna incarcerata dalle autorità algerine in seguito a un suo articolo sul terrorismo pubblicato nel 1993 e la più giovane fra i cronisti condannati a morte dal Gruppo islamico armato nel 1994. Laureata in Medicina, bella, ha scelto di fare la giornalista quando in Algeria è stata autorizzata la stampa indipendente, caso unico nel mondo arabo. Farà discutere il suo ultimo libro-inchiesta fresco di stampa - Scontro di inciviltà - Italiani e musulmani equivoci e pregiudizi (Sperling & Kupfer, pp. 344; 16,00 euro) - che oltre a indagare sui luoghi comuni che condizionano negativamente il rapporto Italia-Islam, rivela verità scottanti, carte alla mano, sulle responsabilità e le leggerezze di chi preferisce non vedere o soffiare sul fuoco.
Anche lei è stata vittima del terrorismo islamista?
Hanno ammazzato mia nonna e parte della mia famiglia. Sono la prima a essere allergica a ogni fanatismo e terrorismo che combatto con tutte le mie forze insieme a molti che la pensano come me. Abbiamo portato avanti una battaglia spietata contro il terrorismo islamista. Anche se molti intellettuali occidentali che oggi strepitano contro il pericolo Islam sono gli stessi che ci hanno degnato del loro assordante silenzio mentre noi seppellivamo i nostri cari.
Unaccusa precisa contro lOccidente.
Soprattutto verso una certa sinistra europea che ha le sue colpe e responsabilità storiche per aver consentito al movimento integralista islamico di espandersi in Europa. Per molti anni ha dato una sorta di legittimazione a questi gruppi che considerava rivoluzionari. Noi laici, con i nostri studi, i nostri sforzi, i nostri sogni e le nostre ambizioni, non suscitavamo altrettanto fascino. Perché per anni la stampa di sinistra, compresa quella italiana, ha sempre difeso questi gruppi per poi scoprire solo adesso che sono degli integralisti pericolosi e vedere in loro la grande minaccia che si fa scudo di uninterpretazione fanatica e oscurantista dellIslam. Se oggi ci sono delle cellule in Europa è grazie anche a una certa sinistra che ha voluto chiudere un occhio e ha lasciato fare.
A proposito delle vignette, non si parla daltro.
Non era necessario pubblicarle. Non si può parlare a un miliardo e mezzo di persone con un linguaggio che non viene percepito. È stata uninutile provocazione, anche i meno religiosi si sono sentiti offesi. Era chiaro che avrebbe provocato una reazione violenta da parte dei fanatici, per altro da condannare.
Le su idee personali in proposito?
Sono per la libertà despressione da sempre. Per le mie idee sono finita in carcere e condannata a morte, ma questo non è contraddittorio col fatto che giudico irresponsabile la pubblicazione di queste vignette. Fermo restando che condanno ogni aggressione verso chi le ha pubblicate. Ma, ribadisco, guai a trasformare la satira in un mezzo per bollare tutti i musulmani come terroristi.
Non ha paura?
No. Torno spesso in Algeria. Non sento nessun bisogno di negare né la mia identità né la mia cultura di origine. Ne sono fiera e abbraccio anche i valori occidentali che considero universali. Inoltre va capito che molti dei musulmani che hanno lasciato i loro Paesi ammirano e condividono i valori di libertà e di pensiero in Occidente.
Come finirà questa vicenda?
Secondo me la stampa non deve esagerare.
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