Se gli italiani coltivassero il senso dello Stato e condividessero l’interesse supremo della Nazione, non sarebbe mai accadutoche l’opposizione si rallegrasse del fatto che l’Italia è stata messa sotto tutela da parte del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e della Commissione dell’Unione Europea. Trasformando un evento gravissimo per il nostro Paese, perché si traduce nella violazione della nostra sovranità nazionale e nello svuotamento della democrazia sostanziale, nell’ennesima occasione da sfruttare sul piano interno per infierire sul capo del governo Berlusconi ripetendo ossessivamente che deve dimettersi. Non perché non gode più della maggioranza del Parlamento che incarna la sovranità popolare, ma perché non sarebbe gradito al «mercato» e ai poteri finanziari forti.
Se l’opposizione avesse a cuore il bene comune degli italiani avrebbe promosso una mobilitazione nazionale contro l’arroganza delle banche centrali che pretendono lacrime e sangue dai popoli ma sono sostanzialmente conniventi con la finanza speculativa che ha generato titoli spazzatura ilcui ammontare equivale otto volte il totale del Pil dei Paesi del mondo.
E che a dispetto delle prediche e dei provvedimenti assunti dopo il tracollo della banca d’affari americana Lehman Brothers il 15 settembre del 2008, che ha innescato il dissesto mondiale delle borse e dei mercati,continuano ad avvelenare l’economia globalizzata e sono un cappio al collo del futuro dei nostri figli.
Se l’opposizione amasse l’Italia avrebbe raggiunto un accordo con Berlusconi per la salvaguardia dell’interesse supremo degli italiani, dicendogli sostanzialmente: non siamo affatto d’accordo con la politica del tuo governo, chiediamo le tue dimissioni, ma di fronte a questa gravissima emergenza ci rendiamo disponibili a sottoscrivere un Patto di salvezza nazionale per salvaguardare la sovranità dell’Italia e il primato della democrazia che si sostanzia della libera scelta degli italiani.
Se l’opposizione fosse veramente matura e responsabile avrebbe patrocinato un governo di unione nazionale non per far fuori Berlusconi ma insieme a Berlusconi per arginare lo strapotere dei poterifinanziari forti nella consapevolezza che la posta in gioco è la nostra sovranità. Per principio non avrebbe accettato che delle istituzioni che svolgono una funzione pubblica ma che rappresentano l’interesse di banche private, attraverso dei dirigenti designati arrivino al punto da ordinare al nostro governo, che piaccia o meno incarna la democrazia sostanziale, i provvedimenti finanziari, economici, sociali, politici e legislativi da assumere per soddisfare le loro aspettative.
Invece che ipocrisia!
I Bersani, Vendola, Di Pietro e con loro Fini e Casini sanno benissimo che nessun governo di sinistra o di centro-sinistra potrebbe mai accettare di eseguire gli ordini firmati da Trichet e Draghi nella lettera inviata a Berlusconi lo scorso 5 agosto, che nella forma e nella sostanza sono un affronto alla nostra sovranità e alla nostra dignità nazionale. Ebbene anziché ribellarsi e sostenere Berlusconi, prendendo atto della gravità dell’atto, per metterlo nella condizione di restituire al mittente l’oltraggio all’Italia, hanno fatto finta di condividere l’ultimatum delle banche centrali pur di mettere ulteriormente in difficoltà Berlusconi. Ma siccome la verità è che quest’opposizione non condivide affatto le richieste di Trichet e Draghi ma le sfrutta soltanto per poter speculare sulla denuncia pur di disfarsi di Berlusconi, sembra orientata a far fare il «lavoro sporco» a Mario Monti, un tecnico che non essendo stato eletto dal popolo non dovrà rispondere del suo operato agli italiani ma solo ai poteri finanziari forti che lo vogliono. Di fatto l’eventuale governo tecnico guidato da Monti equivarrà a un colpo di Stato finanziario, complici il presidente Napolitano, la Confindustria e questa sinistra ipocrita, irresponsabile e traditrice.
E che delusione questa sinistra di fronte alla resa della Grecia! Mi sarei aspettato che sostenesse l’iniziativa, legittima, del premier socialista Papandreou di indire un referendum per chiedere al popolo se accetta o meno le pesanti conseguenze economiche e sociali in cambio dei prestiti promessi dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea. Invece quest’opposizione è a tal punto accecata dall’odio nei confronti di Berlusconi che valuta positivamente la decisione di Papandreou di rinunciare al referendum, di rendersi disponibile a farsi da parte per lasciare spazio a un governo di unione nazionale con l’opposizione di destra. Pur di ottenere le dimissioni di Berlusconi plaude alla disponibilità di Papandreou a dimettersi, fregandosene del fatto che è stato costretto a farlo di fronte agli ultimatum delle banche centrali, della Commissione europea, del tandem Merkel-Sarkozy, entrambi di centro-destra, che oggi impongono la loro volontà sull’Europa. La verità è che la sinistra ignora o finge di ignorare che la sconfitta del socialista Papandreou corrisponde alla vittoria dei poteri finanziari forti.
Ma allora da che parte sta questa sinistra? I fatti indicano che sta dalla parte dei mercati e dei poteri finanziari forti e non dalla parte degli italiani e dei popoli, che è pronta a sostenere un governo tecnico di transizione richiesto dai poteri finanziari forti anche se si tradurrà nell’umiliazione della nostra democrazia e nella violazione della nostra sovranità nazionale.
Prendiamo atto che è una sinistra ormai priva di ideologia e di identità politica, che si limita a speculare sulla denuncia e a richiedere fino alla noia le dimissioni di Berlusconi, interessata esclusivamente alla conquista del potere costi quel che costi.
A noi italiani perbene e di buona volontà non ci resta che mobilitarci per salvaguardare la nostra sovranità e difendere il primato della nostra democrazia dall’assalto dei poteri finanziari forti e dal tradimento di una sinistra che sa solo distruggere ma non è in grado di costruire un’alternativa.
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