La sinistra ha già trovato il cattivo: Israele

Emanuela Fontana

da Roma

Sulla missione afghana aveva accontentato gli Stati Uniti fino a esporsi in prima persona, ma ora sulla ben più datata e scivolosa questione israelo-palestinese, il ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D’Alema ripone nel cassetto la diplomazia: la reazione di Israele al blitz libanese è «sproporzionata». Ancor più che sul caso Kabul, è il Medio Oriente a far emergere nel governo italiano posizioni delicate agli occhi della comunità internazionale. E l’equidistanza spesso invocata dai leader dell’Unione nel conflitto mediorientale si sbilancia improvvisamente a sfavore di Gerusalemme. Se infatti D’Alema assume una posizione nitida, alcuni partiti di governo, come il Pdci, vanno più in là. Il responsabile esteri del partito di Oliviero Diliberto, Jacopo Venier, chiede ufficialmente il ritiro dell’ambasciatore italiano in Israele, mentre l’europarlamentare Marco Rizzo domanda che «il governo italiano condanni Israele per quello che sta accadendo in Medio Oriente, dove il governo israeliano sta ora attaccando e provocando lo Stato libanese».
Ma a parte la presa di posizione arrivata fino alla chiusura dei rapporti diplomatici, è stata la netta critica del ministro D’Alema a dare ieri il segno della posizione italiana nel contesto mondiale sulla crisi libanese-israeliana dopo l’attacco degli Hezbollah e la rappresaglia dei tank. Una risposta giudicata da D’Alema «sproporzionata e pericolosa per le conseguenze che potrà avere e questo mi pare - ha aggiunto - il modo in cui tutta la comunità internazionale guarda alla situazione». Così ha ragionato il ministro degli Esteri mentre George W.Bush approvava il diritto di Israele a difendersi. D’Alema ha aggiunto che da parte del governo italiano c’è «preoccupazione» per le dimensioni dell’attacco di Israele, «veri e propri atti di guerra», ma, in un colloquio telefonico con il ministro dell’Informazione siriano Mohsen Bilal, ha chiarito che la liberazione dei soldati israeliani costituisce un «passo urgente e necessario per fermare l’escalation militare». In un’intervista al Tg1 della sera la sua posizione è sembrata in parte riequilibrarsi: «C’è una spirale di guerra, bisogna agire», ha detto il ministro degli Esteri, anticipando che alla prossima riunione del G8 Romano Prodi presenterà un’iniziativa «forte, chiara e incisiva per fermare la guerra»
È vero che ha invitato Israele alla «moderazione», ma il governo spagnolo di José Rodriguez Zapatero, dopo il rapimento e l’uccisione di soldati israeliani da parte degli Hezbollah, ieri ha espresso una «decisa condanna» per l’intervento libanese e le «aggressioni contro Israele». Una dichiarazione ben distante da quella italiana, sottolinea il deputato della Rosa nel pugno Daniele Capezzone: «Vedo che, come sulla laicità e come sull’Afghanistan, anche sulla difesa dell’unica democrazia del Medio Oriente, cioè Israele, il primo ministro spagnolo Zapatero dà una lezione di libertà e di democrazia alla sinistra italiana». «Bisogna capirli - ha dichiarato invece il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi riferendosi alla reazione di Israele -. Il Medio Oriente è una ferita che infetta tutto il mondo, che continua a provocare infezioni». «La sinistra non perde l’occasione di stare dalla parte dei cattivi - è il commento del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega) - sempre con un particolare amore per i Paesi che hanno cresciuto il terrorismo».
Prodi per ora non ha parlato, ma su di lui si sono scatenate le pressioni della sinistra più intransigente, che contempla anche l’invio di un contingente italiano in Medio Oriente. «Il governo italiano condanni gli attacchi israeliani in Libano e a Gaza - invita Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi -. La guerra di Israele è inaccettabile». Il capogruppo di Rifondazione alla Commissione esteri del Senato Francesco Martone ha chiesto al governo di riferire martedì in aula sulla «drammatica situazione in Medio Oriente».

Per Ramon Mantovani, del Prc, la priorità della politica estera italiana ora non è l’Afghanistan, ma il Medio Oriente: «L’Italia - incalza - prepari subito un contingente militare da inviare, come forza di interposizione, a Gaza e in Palestina».

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