«Sinistra irresponsabile sull’immigrazione»

Gianandrea Zagato

«C’è una sinistra radicale che non è esagerato definire irresponsabile: è quel mondo che sul fronte dell’immigrazione tiene un atteggiamento buonista e non perde occasione per soffiare sul fuoco». Ettore Martinelli sa che le parole sono pietre ma il consigliere comunale ds sa pure che «il futuro è multietnico e, quindi, bisogna affrontare la questione con serietà e senza approcci ideologici demagogici». Richiamo con preghiera di «non mischiare le carte» e di «non fare del problema una questione di ordine pubblico» come secondo Martinelli farebbe invece il centrodestra «confondendo il terrorismo con la questione immigrazione e cittadinanza».
Invito, avvocato Martinelli, che quindi rivolge soprattutto all’area antagonista e no global del centrosinistra...
«... quella che si dimentica troppo spesso degli italiani, dei diritti dei più deboli costretti in molte realtà locali a convivere con un fenomeno immigratorio che va affrontato con decisione e ricordando che l’integrazione non giustifica tutto».
Premessa a parte, non crede che un facile disbrigo per ottenere la cittadinanza italiana dimostri che la sinistra affronta con superficialità i temi dell’integrazione, senza riflettere sulle condizioni indispensabili per gestirla seriamente?
«Fondamentale è imporre la legalità e il rispetto delle leggi e bisogna offrire agli immigrati una chance che sta a loro giocarsi bene. Se poi il problema è che per avere la cittadinanza italiana non sono sufficienti cinque anni potremmo pensarci, ma dobbiamo aver tutti chiaro che non basta un gesto formale o il sapere la lingua italiana per trasformare un immigrato in cittadino virtuoso».
Riflessione che appare illuminante mentre si scopre quanto è drammatica la mancata integrazione di comunità che, al loro interno, sviluppano un odio antioccidentale.
«Si dimentica che è viva una maggioranza silenziosa musulmana lontana da moschee o organizzazioni islamiche. È sbagliato quindi l’approccio che esclude ogni dialogo e che ne fa una questione di ordine pubblico. Anzi, proprio per impedire quel messaggio implicito che associa l’immigrazione all’ordine pubblico si dovrebbe consentire anche a Milano il rinnovo dei permessi di soggiorno negli uffici comunali e non in questura. Posso però fare un passo indietro?».
Prego.
«Cinque o sette anni per ottenere la cittadinanza, non è questo il punto. Quel che serve è l’adesione ai principi della nostra Costituzione: questo è il valore fondante per i nuovi cittadini».
Riassumendo, nessun atteggiamento giustificazionista ma solo rispetto della legalità. È la ricetta di una sinistra riformista che tuttavia è tenuta sotto scacco da quella radical chic che vorrebbe, ad esempio, chiudere tutti i centri di permanenza temporanea...
«...un altro atteggiamento all’insegna dell’irresponsabilità di chi dovrebbe invece battersi perché dentro quei Cpt siano garantiti i diritti. Esempio lampante di una sinistra radicale che presume di risolvere o, almeno, accentuare il problema chiudendo i Cpt».
Resta comunque il problema: i cittadini stranieri giocano un ruolo importante nel Paese e anche all’ombra della Madonnina.

Come intervenire per il bene delle seconde generazioni?
«Sempre inteso che la solidarietà non giustifica tutto, credo che bisogna prendere un impegno promuovendo ogni azione di socializzazione per la conoscenza reciproca. Come dire: Milano si deve rimboccare le maniche senza però mai dimenticarsi dei suoi cittadini più deboli».

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