Prima unaggressione, poi un nastro con minacce registrate, ora un «avvertimento» portato fin dentro il suo ufficio. Sebbene viva sotto scorta, Dounia Ettaib può tranquillamente venir raggiunta comunque e dovunque, questo è il significato di un «avvertimento» che, in Sicilia, sarebbe stato qualificato come mafioso e avrebbe provocato marce di protesta, cortei e «giornate della legalità». Ma la scritta sotto la foto della vicepresidente lombarda dellAssociazione donne marocchine in Italia e della deputata Daniela Santanchè era in arabo: «Infedeli». Così, finirà con la solita alzata di spalle governativa. Filippo Penati, presidente della provincia di Milano, ha prontamente stigmatizzato il «segno di ignoranza e inciviltà», manifestando solidarietà con le due donne minacciate. A noi, vista la provenienza e stando allesperienza, pareva un «segno» di morte.
Noi, che abbiamo seguito con trepidazione la vicenda dei lavavetri fiorentini e la «svolta a destra» dei sindaci di sinistra, speravamo che la sinistra, misericordiosa e permissiva quandera allopposizione, una volta al potere avesse capito che la questione della sicurezza dei cittadini è anche una questione di voti, e che lasciare il cavallo di battaglia dellordine pubblico a Berlusconi può essere, anche più che le tasse, un suicidio politico. Ma forse ci siamo sbagliati, perché la sinistra ha molte anime. Da una parte se la piglia coi lavavetri, tanto per mostrare a chi lha mandata al potere di saper governare. Dallaltra, smantella la Bossi-Fini perché porta i nomi dei più odiati dal suo dna. E poi, se qualche «ignorante e incivile» decidesse di passare ai fatti, la Santanchè è deputato, sì, ma di An. Basterà qualche «ferma e vibrata protesta», e dopo qualche giorno si tornerà al trantran consueto. Naturalmente, si tratta di miopia bella e buona, della stessa risma di quella che così suona: coccoliamoci gli immigrati musulmani, che sono i più, ed avremo un nuovo proletariato che voterà per noi. Chi ci vede bene, invece, è proprio Dounia Ettaib, non a caso minacciata, che di quegli immigrati fa parte. La sua lotta per lemancipazione delle donne musulmane è la messa in pratica dellavvertimento che il celebre islamologo Samir Khalil Samir ha lanciato in un lungo articolo sullagenzia AsiaNews: «Anche la visibilità esterna fa parte di unazione di proselitismo: lo hijab, il chador rendono visibili le folle musulmane, mentre la scristianizzazione porta a cancellare tutti i segni religiosi cristiani. I simboli di appartenenza islamica hanno un significato politico evidente, oltre che un valore religioso per chi ne è convinto. Per questo motivo alcuni Paesi musulmani ed europei vietano negli uffici pubblici questi segni di affermazione identitaria islamista». Ma da noi una immigrata esemplare come la Ettaib si vede respingere dal giudice la richiesta del movimento da lei rappresentato di costituirsi parte civile nel caso dellomicidio di Hina Saleem, la ragazza uccisa dai familiari perché voleva integrarsi.
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