da Roma
Il vertice Rai ritorna nella bufera. E lo stallo questa volta rischia di aggravarsi. I consiglieri del centrosinistra, infatti, fallito il blitz con cui puntavano a mettere le mani sulla direzione di Raidue con una sorta di azione di forza, decidono di ritirarsi sullAventino e annunciano che non parteciperanno alla prossima riunione del cda convocata per martedì prossimo. Una scelta che punta alla progressiva paralisi dellazienda. Con un obiettivo finale: esercitare pressione su Tommaso Padoa-Schioppa e convincerlo a procedere alla sostituzione del consigliere di nomina del Tesoro, Angelo Maria Petroni. Una revoca non consentita dal dettato della legge e che esporrebbe il ministero al rischio di sanzioni.
Lultima disfida di Viale Mazzini si accende in mattinata quando Sandro Curzi ripropone lordine del giorno con cui chiede al dg Claudio Cappon di «formulare in tempi brevissimi valutazioni e proposte di carattere editoriale e organizzativo che comprendano lindicazione di una nuova direzione di Raidue e consentano un giudizio conclusivo per la direzione di Raiuno». In pratica un avviso di sfratto per Antonio Marano che lUnione chiede di votare addirittura prima della discussione sulle nomine. I cinque consiglieri vicini al centrodestra, compreso Angelo Maria Petroni nominato dallazionista, non hanno dubbi e respingono il documento, fatto proprio invece dal presidente della Rai, Claudio Petruccioli. Lesito della votazione è di 5 a 4. A quel punto i tre consiglieri di centrosinistra lasciano la seduta. E il consigliere Nino Rizzo Nervo parte allattacco: «Il direttore di Raidue è inamovibile anche se la rete è ormai in agonia. In questa situazione non è possibile andare avanti». Poco dopo è il presidente dellazienda a scendere in campo. «Lavorerò da qui a martedì per cercare di ricucire lo strappo. È necessario però che si arrivi a una soluzione condivisa allinterno del consiglio, o lalternativa non può essere che prendere atto che questo Cda o torna a lavorare o non è più operativo». Claudio Petruccioli precisa che suo dovere di presidente «sarà quello di presiedere la riunione» e portarla avanti «se ci sarà il numero legale». Poi, se non parteciperanno i consiglieri di minoranza «si aprirà un problema politico». E proprio dalla politica, e dalle fila dellUnione, parte immediato un bombardamento di dichiarazioni contro i consiglieri del centrodestra, con Giuseppe Giulietti che arriva a chiedere il commissariamento dellazienda.
Il caso, però, è tuttaltro che chiuso. Perché a metà pomeriggio scatta una vera e propria guerra di conferenze stampa tra i due schieramenti. Davanti ai giornalisti si presentano prima i consiglieri della Cdl a spiegare le proprie ragioni. Giuliano Urbani, Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgeri e Marco Staderini prendono la parola alle 16.30 per dire con chiarezza che la priorità dellazienda di Viale Mazzini deve essere il rinnovo dei vertici delle consociate, scaduti da tempo. Lesame delle reti sarà avviato quando i tre direttori presenteranno i palinsesti autunnali. Una road map precisa che, sostengono i consiglieri, non può essere modificata per andare incontro agli appetiti della sinistra. «Siamo contrari ai processi sommari preventivi» dice Marco Staderini. «Abbiamo la possibilità di esaminare i palinsesti nei prossimi giorni, abbiamo dato degli indirizzi e ci aspettiamo che i direttori ne rispondano». Dice no alla «sostituzione senza processo» di Marano anche Giuliano Urbani: «Abbiamo sentito Marano e Giancarlo Leone, che ci ha rassicurato sulla possibilità di crescita di Raidue, rete che, per tantissimi anni, è stata residuale, una rete dei poveri. Quando si dice che ha poca identità è vero, ma è una storia vecchia di decenni».
Poi subito dopo - in una scena che fotografa il regime da separati in casa che vige dentro il cda - i consiglieri di centrosinistra fanno partire la loro conferenza stampa. Stessa sala, stesso argomento, punti di vista apertamente contrapposti. «Il problema di Raidue non è rinviabile e va a colpire il core business della Rai.
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