Roma«Anything but Silvio», qualunque cosa ma non il Cavaliere. E allora porte aperte a tutti, per «liberarci di Berlusconi» secondo lauspicio di Pier Luigi Bersani: a un governo Tremonti, «perché tutto quello che va nella direzione di un cambiamento è benvenuto», dice il segretario Pd. O a una coalizione trans-planetaria «da Fini a Di Pietro a Vendola», come immagina Rosy Bindi.
La fantasia non manca, in casa Pd. Anche se le formule magiche per lasciarsi alle spalle Berlusconi e per sopravvivere alle elezioni, ove mai la crisi precipitasse inesorabilmente, sono tante quanti sono i dirigenti dellopposizione. Di Pietro e Vendola, ad esempio, sono allo stato gli unici alleati sicuri per il Pd, ma la pensano in modo opposto al principale partito di opposizione. Il leader Idv boccia senza appello i «trasformisti» Fini e Casini e ogni tipo di «governo tecnico», ed è convinto di aver tutto da lucrare da elezioni anticipate in un clima più forcaiolo possibile. «Alla fine Tonino si rivela sempre il miglior alleato di Berlusconi - sottolinea un dirigente Pd - perché senza il Cavaliere lui non avrebbe più niente da dire». Di Pietro sa bene che Bersani e DAlema si libererebbero volentieri dallalleanza con lui per buttarsi al centro con un (per ora fantomatico) «terzo polo», e ieri la sua fida Silvana Mura avvertiva: «Se è vero che molti nel Pd sono favorevole a candidare alla premiership Casini piuttosto che un proprio esponente, vuole dire che il progetto su cui è nato il Pd è fallito».
Quanto a Vendola, il governatore della Puglia lo dice esplicitamente: «Io sono per le elezioni anticipate»; e rispedisce al mittente lappello di Bersani ad appoggiare un eventuale governo di transizione che abbia come priorità la riforma del voto: «Onestamente, guardando le forze parlamentari, dovè una maggioranza disponibile a cambiare la legge elettorale?», chiede ironico, e accusa Bersani di voler «seppellire la seconda Repubblica resuscitando la prima», con un Pd che fa la parte del Psi alleato con la neo-Dc di Casini-Fini-Rutelli o chi per loro: ex Ppi compresi, volendo. Vendola vuol battere il ferro finché è caldo: oggi la sua popolarità a sinistra è alle stelle, domani chissà, e dunque meglio andare presto alle urne, e candidarsi alle primarie del centrosinistra: se anche le perdesse, potrebbe poi trattare da posizioni di forza col Pd e assicurarsi una buona pattuglia in Parlamento.
Casini, Vendola, ovviamente Bersani, e ancora Chiamparino, e magari Enrico Letta: i candidati premier o aspiranti tali non mancano. Intanto però lappello a «liberarci di Berlusconi» attira i fulmini del centrodestra sul capo di Bersani, col guardasigilli Alfano che lo accusa di «violenza inaudita» e di ribaltonismo: «Vuol mandare allopposizione chi ha vinto le elezioni attraverso un giochino di palazzo».
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