da Roma
Il giorno dopo la minaccia di dimissioni, il ministro degli Esteri Massimo DAlema continua a sventolare lipotesi di remissione del mandato se la maggioranza non vota compatta la missione in Afghanistan. Anche se in poche ore lo scenario politico è stato scosso dal terremoto Berlusconi, che ha annunciato il sì al rifinanziamento, e da una parziale intesa nellUnione, linquilino della Farnesina ha deciso di continuare sui binari dellaut-aut: «Il decreto di rifinanziamento delle missioni allestero italiane è un provvedimento importante di politica estera del Paese. Se il Parlamento dovesse non approvarlo o stravolgerlo, questo avrebbe conseguenze molto gravi per il governo».
Lo «strappo» non piace a tutti. Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, non capisce questa accelerazione: «Lui dice che il suo mandato è a disposizione. Ma chi glielo ha chiesto?». E Elettra Deiana, di Rifondazione, non riesce a giustificare il ministro per una parola giudicata infelice, «stravaganze»: «Le dichiarazioni di Massimo DAlema sulle stravaganze di Rifondazione comunista - dice Deiana - non aiutano lintesa nella maggioranza sulla questione Afghanistan».
Il vicepremier da Bruxelles aveva precisato che la sua non è una minaccia, ma «unovvietà, una constatazione. Lo dico con la speranza e la certezza che si troverà una soluzione ragionevole». Lipotesi della fiducia, ha chiarito, spetta al premier, ma «se si può evitare è meglio». E ieri, durante la riunione dei capigruppo dellUnione alla Camera, si è concesso una battuta: «Quando allestero mi chiedono con preoccupazione se il governo rischia di cadere, io rassicuro tutti grazie alla vittoria dellItalia. Quando si parla di Cannavò (deputato di Prc, ndr) io passo a Cannavaro e va meglio...».
Marco Rizzo, europarlamentare dei Comunisti italiani non va per il sottile: DAlema «sbaglia» nel momento in cui «mette a disposizione il proprio mandato per risolvere il contenzioso sullAfghanistan nei confronti di chi nella coalizione è contro la guerra». Sbaglia anche per una questione «di metodo»: perché «è impensabile che i margini di trattativa» all'interno di una coalizione che si dichiara unita «siano così stretti, o addirittura inesistenti, da mettere sul piatto la carta delle dimissioni».
Insomma, se lUnione voterà sì, le ferite interne non si rimargineranno molto facilmente. Il parlamentare dei Comunisti italiani, Luigi Cancrini, ha annunciato che depositerà un emendamento contro il finanziamento della missione in Afghanistan con dieci milioni di euro prelevati dal fondo destinato ai servizi sociali: «È inaccettabile e assurdo».
Come se non bastasse, tra DAlema e i pro-missione da una parte e i mille dubbi dei pacifisti dallaltra, ha sottolineato le distanze ieri il ministro della Giustizia Clemente Mastella: il governo di Zapatero ha aumentato il suo contingente in Afghanistan e «ai zapateristi nostrani diciamo - afferma Mastella - che la politica di Zapatero non può essere presa a modello solo quando fa comodo e ignorata quando non in linea con le pulsioni estremiste della sinistra radicale».
Il ministro della Difesa Arturo Parisi imbocca la strada di DAlema: in assenza di unità sullAfghanistan «si porrebbe un problema che riguarda appunto la definizione della maggioranza come maggioranza di governo».
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