La sinistra si boccia anche ad Arenzano

La sinistra si boccia anche ad Arenzano

(...) Dove, senza neppure dare un po’ di preavviso, undici consiglieri comunali si sono presentati all’ufficio protocollo e hanno rassegnato le loro dimissioni. Siccome a governare il municipio ce ne sono in tutto venti più il sindaco, ad Arenzano manca oltre la metà del consiglio comunale che, per legge, ora non esiste più. Tutti a casa. Si rivota a primavera. Cosa hanno in comune tutti questi Comuni? Che da pochi mesi sono in mano a giunte di sinistra, che si sono già sfasciate con le loro stesse mani. Liti, vendette private, mal di pancia? Un po’ di tutto. Che si traduce con una sola constatazione: incapacità di governare. Incapacità di tenere assieme esponenti della Margherita e dei Ds, altro che partito democratico. E in qualche caso voglia di provare a vedere l’effetto che fa ad anticipare certe strategie che potrebbero tentare anche i leader nazionali, stanchi di vedersi usare da Romano Prodi a colpi di fiducia. Ecco, ad Arenzano cinque consiglieri di maggioranza, cioè di centrosinistra, si sono guardati in faccia e si sono detti che in fondo andare a casa non è poi una tragedia, che lasciare il carreghino si può, specie se questo consente di togliersi dai piedi il sindaco. E, guardacaso, di cinque dimissionari di maggioranza, uno è dei Ds, ma due sono dell’Udeur e due dello Sdi, i partiti più irrequieti a livello sia regionale sia nazionale.
E, sempre guardacaso, anche a Savona a scrollare l’albero sono stati i socialisti in servizio temporaneo effettivo nelle file della sinistra. Lì hanno minacciato di ritirare i loro due assessori dalla giunta provinciale, che rischierebbe di cadere. Senza contare che però Paolo Caviglia, segretario provinciale Sdi, è anche il vicesindaco del Comune di Savona. Quindi le conseguenze delle sue scelte potrebbero riflettersi anche sulla maggioranza che sostiene il sindaco qualora gli alleati decidessero di «vendicarsi». A Sanremo il sindaco Claudio Borea, ormai senza numeri per governare, piange ad ogni invocazione d’aiuto ed è pronto ad aspettare 15 giorni prima di dimettersi, sognando uno sgabello lanciato in extremis da qualche partito di centrodestra. Rapallo, che ha voltato le spalle alla tradizione di giunte fedeli al centro più vicino alla destra, si è trovato senza sindaco dopo la caduta di Armando Ezio Capurro che pure al ballottaggio (e non solo) aveva strizzato l’occhio a sinistra. A Chiavari Sergio Poggi, il sindaco che aveva «il cuore a destra» per prendere i voti e la maggioranza a sinistra per governare, si è ritrovato a perdere già qualche consigliere e ora è costretto a sperare che ferie e malattie non gli tolgano altri pezzi. La storia di Ceranesi è diventata quasi un laboratorio politico. Perché il sindaco della Margherita Omar Calorio sarebbe già sfiduciato, visto che i consiglieri a lui fedeli non sono più maggioranza. Però ci sono molti però. E alcuni portano i nomi degli ex «rivali», i due candidati sindaci che gli avevano conteso la poltrona alle elezioni: Davide Sacco e Michele Scandroglio, entrambi più che targati centrodestra. Sono loro a riconoscere oggi al sindaco messo in dubbio dai suoi ex amici dei Ds e della Margherita una dirittura morale e una capacità amministrativa che meriterebbe di andare avanti.
Se a Ceranesi si potrebbe persino profilare un governo di larghe intese, ad Arenzano l’opposizione ha subito colto l’occasione dei cinque consiglieri che hanno mollato il sindaco Luigi Gambino, eletto nel 2004. E così anche i sei «oppositori» hanno presentato le dimissioni. Tra loro, altri tre esponenti di centrosinistra che già in consiglio stavano contro la giunta Gambino. La minoranza infatti accoglieva anche tesserati della Margherita nel gruppo «Arenzano Insieme» guidato da Filippo Lo Nigro. Divisioni insanabili nel centrosinistra? Lo stesso capogruppo di opposizione spiega le dimissioni: «Gambino ha dimostrato di essere del tutto inadeguato nell'affrontare situazioni complesse - conclude Lo Nigro -. La maggioranza si è via via sgretolata e veti incrociati hanno impedito all'amministrazione di realizzare il programma elettorale.

In un primo momento il sindaco ha provato a risolvere il problema, ma la litigiosità interna ed il processo di disgregazione ha raggiunto il suo culmine con la dimissione di cinque consiglieri di maggioranza». Lo dicono loro.

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