La sinistra si brucia con la fiaccola olimpica

La sinistra si brucia con la fiaccola olimpica

Paola Setti Dopo la quiete, fin troppa, la tempesta. Sarà, chissà, l'affetto per l'altra fiamma, quella tricolore, ieri è stato Gianni Plinio il capogruppo di An a portare la fiamma delle Olimpiadi in consiglio regionale. Il centrodestra tutto ha sottoscritto il suo ordine del giorno di condanna per «l'attacco» che domenica scorsa in via Venti Settembre ha visto gli organizzatori costretti a spegnere la fiaccola e a far proseguire in auto la corsa del tedoforo verso i Giochi di Torino 2006. Il centrosinistra invece ha perso per strada la sinistra, con verdi, Rifondazione comunista e Comunisti italiani che hanno abbandonato l'aula per non votare, e si è spaccato al centro, con il segretario ligure della Margherita Rosario Monteleone per l'ennesima volta in rotta di collisione con il capogruppo Claudio Gustavino. Il documento dell'opposizione alla fine è stato sottoscritto anche da Ds, Gente della Liguria e Margherita, che però non lo hanno firmato senza prima scatenare la bagarre.Perché Plinio chiedeva all'aula di «condannare fermamente l'attacco da parte di gruppi no global violenti». Ma alla maggioranza pareva esagerato, definire addirittura violenti i cento fra no global, no Tav, Cobas, centri sociali, nonché pacifisti ed esponenti di Rifondazione comunista.
Si trattava di definire il concetto di «violenza», ecco. Sandro Biasotti ha provato a far notare che la violenza non è solo quella fisica, e che fermare la corsa della torcia olimpica rientra a pieno nella casistica della violenza nel senso più ampio del termine. Macché. Il centrosinistra s’è impuntato, togliete la parola violenti o non se ne fa nulla hanno detto Franco Bonello dei Ds, Luigi Patrone di Gente della Liguria e Claudio Gustavino della Margherita.
Tutti compatti tranne uno, quel Rosario Monteleone che ultimamente sempre più spesso dissente dalle virate troppo a sinistra dei compagni di coalizione. La sua voce s’è levata baritonale a un certo punto, potenza di corde vocali che il microfono gli fa un baffo. «A fermare il tedoforo hanno fatto una cazzata - gridava -, sono violenti punto e basta, altro che toglierlo dal documento». Invece infine lo scomodo aggettivo è stato cancellato e il documento è stato approvato all’unanimità, così come quello presentato dal leghista Francesco Bruzzone che esprimeva solidarietà all’eurodeputato del Carroccio Mario Borghezio, aggredito dopo la manifestazione contro la costruzione della nuova linea Torino-Lione. All’unanimità con chi c’era, certo. Perché Comunisti italiani, Rifondazione, Verdi e anche Luigi Cola dei Ds, proprio non se la sono sentita di condannare alcunché, non lo spegnimento della fiaccola olimpica, né le botte che hanno spedito Borghezio all’ospedale.
Bruzzone ha evidenziato come i sette consiglieri che al momento del voto hanno lasciato l’aula abbiano dato «un chiaro segnale politico al riguardo». Gli ha fatto eco Eugenio Minasso il segretario ligure di An, che all’urlo di «vergogna» e sbattendo nervosamente le mani sul microfono ha dato il meglio di sé sottolineando come «questi sette signori sono evidentemente a favore della violenza» e scandendo che «forse noi del centrodestra non facciamo marce della pace, però quando c’è da dare un segnale ci siamo, loro no. Del resto è la storia del comunismo, a favore della pace solo a parole». Nel pomeriggio ha rincarato la dose il segretario provinciale della Lega Nord, Bruno Ferraccioli, che ha interpretato l’assenza «della sinistra antagonista come un’ulteriore dimostrazione dell’evidente copertura politica di cui godono i centri sociali protagonisti di atti violenti, brutali aggressioni o deprecabili azioni contro simboli sportivi» e ha annunciato un presidio «per denunciare il pesante clima intimidatorio» per oggi dalle 10 alle 12 davanti a tutte le Prefetture liguri.
A proposito di guerra e pace, ieri il capogruppo di Forza Italia Luigi Morgillo ha illustrato una mozione sottoscritta da tutto il centrodestra sull’assegnazione di contributi all’Arci per la marcia Perugia-Assisi dell’11 settembre scorso, 4mila euro per contribuire alla partecipazione di circa 150 liguri: «Le risorse furono attinte dalla legge “Interventi per la cooperazione allo sviluppo, la solidarietà internazionale e la pace” senza rispettare però nessuno dei criteri previsti». La mozione chiedeva la revoca della delibera, ma il vicepresidente della Regione Massimiliano Costa ha spiegato che fra gli obiettivi della legge c’è l’educazione alla pace e che i finanziamenti furono assegnati all’Arci perché la Regione chiese di che cosa avessero bisogno i pacifisti e loro risposero finanziamenti per il noleggio di pullman.
E poi c’è una chicca, l’ha scovata quel segugio di Morgillo.

Claudio Montaldo l’assessore alla Sanità aveva scritto in men che non si dica la delibera sull’applicazione della pillola abortiva Ru 486. Ed ecco la causa di tanta efficienza: è bastato fare taglia e incolla da quella del collega Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, che l’aveva provvidenzialmente scritta un mesetto prima.

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