Cronaca locale

La sinistra tassa e la Lega scalpita: a sciogliere i nodi torna Berlusconi

«È giunta l’ora che Silvio Berlusconi torni ad occuparsi della città di Milano, perché da Milano partirà la svolta del Pdl» dice il coordinatore regionale del Popolo della libertà, Mario Mantovani, alla fine del Tavolo Milano che si è riunito ieri prima a ranghi completi e poi a pranzo in versione ristretta. Quarantasette persone in viale Monza tra deputati, senatori ed europarlamentari, gli ex ministri e sottosegretari Ignazio la Russa, Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Michela Brambilla, Daniela Santanché, Laura Ravetto. Oltre al presidente della Regione, Roberto Formigoni, e della Provincia, Guido Podestà.
Il ritorno di Berlusconi a Milano per un appuntamento politico è atteso per metà febbraio, in vista del congresso cittadino che è stato fissato per il 25 febbraio. Il presidente del Pdl è assente da molto tempo, se si escludono le visite obbligate a Palazzo di Giustizia. L’appuntamento politico assumerebbe così un peso rilevante, sia a livello nazionale che locale, dove le polemiche per le decisioni della giunta Pisapia sono sempre più accese.
Al centro della «svolta milanese» è il bilancio dei primi otto mesi del sindaco di sinistra a Palazzo Marino. Tre i principali punti su cui il Pdl intende portare avanti la battaglia politica: l’aumento delle tasse e tariffe; la revoca del Pgt, ritenuta responsabile delle paralisi nell’edilizia; e infine la sicurezza, perché l’aver rifiutato di mandare i militari nelle strade della città - secondo le segnalazioni raccolte dal Pdl - alimenta il senso di disagio dei cittadini. Uno degli obiettivi principali rimane la raccolta di trentamila firme contro l’area C, definita «la regina delle tasse».
Tema politico delicato è il rimpasto della giunta regionale. Formigoni vorrebbe ridiscutere i nomi in giunta, per anticipare la decisione del Consiglio di stato sull’assenza di donne (al momento l’unica è la leghista Monica Rizzi), la cui pronuncia è attesa per aprile. Ma soprattutto per porre rimedio al caso politico sintetizzato da Umberto Bossi in modo caustico: «In Lombardia stanno arrestando ogni giorno qualcuno». È evidente che la situazione di Formigoni è complessa e il governatore pensa di uscire dall’impasse con un contropiede.
La questione, come già in passato, è sul tavolo di Berlusconi e i vertici del Pdl vorrebbero un faccia a faccia tra Formigoni e il presidente del Pdl. «Se si discute di assessori, allora entra in gioco tutto» risponde Mantovani a chi gli chiede se le novità riguarderanno anche il ruolo del capogruppo, attualmente ricoperto dal formigoniano doc Paolo Valentini.
«Non è possibile fare l’assessore ricoprendo anche un’attività privata. Il ruolo di assessore della Lombardia, regione che è il doppio della Svizzera, è un incarico a tempo pieno, che non si può svolgere a doppio servizio» sono i ragionamenti che circolano intorno a Formigoni. I nomi in discussione sarebbero così l’assessore alla Cultura, Massimo Buscemi, e il sottosegretario Francesco Magnano. Nel rimpasto potrebbero essere coinvolti Stefano Maullu, Romano La Russa o Alessandro Colucci: uno di loro tre sarebbe destinato (controvoglia) all’incarico di coordinatore provinciale del Pdl.
Il congresso si svolgerà il 12 febbraio e, tra gli altri possibili candidati di area “podestiana” ci sarebbero l’ex assessore comunale Andrea Mascaretti e il consigliere comunale Pietro Tatarella, mentre dall’area An arriverebbe la candidatura del presidente dell’Aler di Monza e Brianza, Sandro Sisler, come possibile alternativa a Romano La Russa. Per quanto riguarda il congresso cittadino del 25 febbraio, in pole position sarebbe Giulio Gallera, dopo il passo indietro dall’incarico di capogruppo in consiglio comunale in favore di Carlo Masseroli. L’unanimità sul nome di Gallera, però, al momento non c’è ancora.
E veniamo alle persone le cui quotazioni segnano il rialzo al Pirellone. Sante Zuffada, presidente della Commissione Affari istituzionali, potrebbe entrare in giunta o puntare al ruolo di capogruppo. Margherita Peroni, presidente della commissione Sanità, farebbe il balzo in giunta.

Ma una sola donna non basta e allora non è escluso che i rinforzi arrivino dalla società civile.

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